Giovedì 17 dicembre, nel pomeriggio, il ministro Giuliano Poletti ha dato disponibilità, sulla sua pagina Facebook, ad un “botta e risposta” sul tema lavoro e giovani. È stato utile, devo dirlo. E, aggiungerei, purtroppo, in quanto il ministro ha fatto capire che per assegnisti, dottorandi e borsisti di ricerca, almeno per ora, non ci sarà alcuna estensione della Dis-Coll, ossia dell’indennità di disoccupazione, forma minima di ammortizzatore sociale per chi, sic stantibus rebus, non ne ha.
Conclusa la sessione di domande e risposte. Grazie a tutti per aver partecipato! Un caro saluto a tutti!
Posted by Giuliano Poletti on Giovedì 17 dicembre 2015
Infatti, il 15 dicembre scorso “la Commissione Bilancio della Camera dei Deputati ha bocciato la possibilità di estendere la DIS-COLL agli assegnisti di ricerca senza nemmeno esaminare l’ipotesi di ricomprendere dottorandi e borsisti e limitandosi a prorogare l’istituto per il 2016. […] Sono state ignorate quasi 9.000 firme e più di 2.750 mail inviate alla Commissione Bilancio della Camera, con cui i giovani ricercatori hanno chiesto invano a questa classe politica di rappresentarli”.
Per chi non lo sapesse, anche a fronte degli indiscriminati tagli attuati su Università e ricerca, a molti assegnisti sono demandate, oltre alle legittime attività di ricerca, anche attività di insegnamento, tutoraggio e via discorrendo, pur non avendo alcun riconoscimento per il proprio ruolo di “architrave” informale, una sorta di “toppa umana”, per sopperire alle carenze ormai strutturali di personale e risorse dei nostri atenei.
Nel maggio scorso, rispondendo a un’apposita interrogazione parlamentare, il ministro del Lavoro aveva affermato: “Solo dopo la verifica dell’impatto e degli effetti di questa misura [DIS-COLL] sarà possibile decidere in che termini prevederne la proroga o renderla strutturale e in quel momento io credo sia possibile fare una verifica rispetto al fatto che anche le figure che sono state citate in questa interpellanza [assegnisti, dottorandi e borsisti di ricerca] possano vedere esteso questo intervento così come specificatamente ci chiede l’interrogante“.
Poi, venne la legge di Stabilità 2016. Riporto il commento, in proposito, dell’Adi-Associazione dottorandi e dottori di ricerca italiani: “In materia di Università e Ricerca il disegno di legge di stabilità 2016 contiene misure insufficienti ed estemporanee i cui principali effetti saranno quelli di aumentare gli squilibri all’interno del sistema accademico e le disuguaglianze fra le sue componenti”.
Nessuna estensione, insomma, del sussidio di disoccupazione (detto Dis-Coll) a dottorandi, assegnisti e borsisti di ricerca. Si consideri che l’Italia si colloca al 26° posto sui 28 paesi europei quanto a numero di dottorandi ogni 1000 abitanti. Queste figure, in tutta evidenza, non sono riconosciute, per le mansioni svolte, come “lavoratori”. Passiamo ai dati: quanti sono i precari nella nostra università? Utile, in tal senso, un aerogramma elaborato da Adi su dati Anvur, nel 2013. Tra assegnisti, collaboratori ai programmi di ricerca e dottorandi, si arriva al 48% del personale che si occupa di didattica e di ricerca. Peccato che, accidentalmente, a questi invisibili non siano riconosciute molte garanzie, in alcuni casi nemmeno il diritto di voto per gli organi di atenei, tutele e, manco a dirlo, ammortizzatori sociali.
E a qualche italiano con poca familiarità con il mondo accademico che dovesse dire: embè, che volete? Possiamo replicare che invece, in Europa, le cose vanno diversamente. I dottorandi sono inquadrati come dipendenti con ogni tutela in Austria, Belgio, Spagna, Finlandia, Grecia, Lussemburgo e hanno almeno il contributo di disoccupazione in Francia, Olanda, Bulgaria, Rep. Ceca e Norvegia. La domanda, dunque, sorge spontanea: perché noi no? E a questa domanda, ripetuta da molti giovani ricercatori sulla pagina Facebook del ministro Poletti, dopo la bocciatura dell’emendamento che estendeva il sussidio di disoccupazione agli assegnisti e la mancata valutazione dell’estensione a dottorandi e borsisti, lui ha risposto scrivendo che: “La DIS-COLL non era prevista nel 2016. Siamo riusciti a riconfermarla anche per il prossimo anno ma solo per le categorie già previste nel 2015 e riteniamo che questo sia già un buon risultato”.
Noi, invece, no!