Il piano del sindaco per una gestione mista del servizio idrico va in porto, anche se per comitati cittadini e opposizione in consiglio comunale la scelta non rispetta la promessa di ripubblicizzazione della campagna elettorale. Secondo il Movimento 5 Stelle però “il problema è che, nel consiglio comunale non sono state svelate le regole di questo nuovo gioco”
Il piano del sindaco di Reggio Emilia per una gestione mista del servizio idrico va in porto, anche se per comitati cittadini e opposizione in consiglio comunale la scelta non rispetta la promessa di ripubblicizzazione della campagna elettorale. Il progetto di Luca Vecchi ha ricevuto il 14 dicembre il via libera in sala Tricolore e pochi giorni dopo anche l’assemblea dei sindaci della provincia reggiana ha avallato la proposta. Ora sarà l’agenzia territoriale Atersir a dover mettere la firma definitiva e se tutto filerà liscio, già nel 2016 potrebbero vedersi i primi atti concreti della nuova era dell’acqua a Reggio.
Il piano di Vecchi prevede una società mista a controllo pubblico con un partner di minoranza che entrerà con un pacchetto di azioni per gestire il servizio sul territorio. L’idea, arrivata in extremis dopo mesi di dibattito sul tema, per il primo cittadino è una terza via per salvare l’immagine del Pd, che sull’acqua si era spaccato, bocciando la ripubblicizzazione votata nel referendum del 2011 nonostante fosse stata inserita in tutti i programmi elettorali dei sindaci dem del reggiano.
Il 14 dicembre il dibattito è arrivato in consiglio comunale, dove il Comitato acqua bene comune, accompagnato da Riccardo Petrella, considerato il pioniere della lotta per l’acqua pubblica, ha consegnato 4mila firme per chiedere di non voltare le spalle alla ripubblicizzazione. La maggioranza Pd però ha votato un ordine del giorno a sostegno del piano di Vecchi, che ha di fatto superato la mozione popolare.
“Oggi il consiglio comunale ha recitato il de profundis all’acqua pubblica” avevano tuonato M5S reggiano sostenuto dalla deputata Maria Edera Spadoni, ricordando che la città del Tricolore nel 2011 era considerata la capitale italiana dell’acqua pubblica con il record di sì e di votanti in tutta Italia, e che era stato proprio il Pd, gli scorsi mesi, a bocciare la proposta di una società in house che lo stesso partito aveva avviato. “Il problema è che oggi, nel consiglio comunale – continuava la nota – non sono state svelate le regole di questo nuovo gioco”. Al momento, come minoranza e comitati hanno sottolineato, non ci sarebbero infatti dettagli su statuto della società mista, modalità di ingresso, destinazione degli utili, vie di fuga, regole di governance, durata, reversibilità, né sarebbe stato discusso un piano di fattibilità economico finanziario.
Stesse critiche mosse anche da Petrella, che dopo il voto ha definito l’atto dell’amministrazione “un ennesimo spregio nei confronti della volontà dei cittadini, in particolare di tutti i cittadini che si battono, utilizzando gli strumenti di democrazia partecipata previsti dalla Costituzione, in favore della giustizia, della democrazia, della fiducia nella res pubblica, in difesa dei beni comuni. Referendum, mozioni, leggi di iniziativa popolari, non servono a nulla, oggi”.
Nel suo intervento il sindaco si è impegnato a tenere aperto il canale della partecipazione con il Forum provinciale sull’acqua e con gli attori in campo, anche se secondo i comitati cittadini e opposizione, il progetto della società mista, ancora da strutturare, aprirebbe in realtà la strada a una privatizzazione mascherata, che tra l’altro potrebbe favorire l’ingresso come partner della multiutility Iren, che ora gestisce il servizio in proroga.
Sopra le polemiche però è passato non solo il consiglio comunale, ma anche l’assemblea dei sindaci, dove anche gli amministratori che si erano ribellati al diktat del partito portando avanti l’idea della ripubblicizzazione, si sono allineati alla nuova terza via del Pd. L’81,58 per cento dei sindaci, sui trenta presenti, ha detto sì alla proposta, con la sola astensione di Carpineti, Casalgrande, Casina, Castelnovo ne’ Monti, Novellara e Villa Minozzo, e con unico contrario il Comune di Viano. “Il sistema dei Comuni reggiani – ha rassicurato il sindaco Vecchi – non ha arretrato rispetto al referendum e mette in campo una proposta che tiene assieme l’interesse pubblico in termini di proprietà della concessione e la sostenibilità del progetto sul piano economico. E’ un progetto innovativo e coraggioso, primo in Italia, sul quale gli enti locali di questo territorio si impegnano, e continueranno a farlo, per giungere al miglior risultato possibile”.