Si chiama Samso ed è un’isola danese. Ci crescono patate e fragole. La gente è cordiale, semplice, determinata. Credono di poter migliorare il mondo. E l’hanno fatto. L’energia elettrica è qui al 100% rinnovabile e generata in loco.
Il protagonista di questa storia si chiama Søren Hermansen, un signore di 67 anni. Anni fa decise, da solo, che potevano fare l’impossibile a Samso: dire addio al petrolio, aumentare la produzione di energia locale e ridurre le emissioni di anidride carbonica. Era il 1997. A Samso, isola usata dai vichinghi come punto di ritrovo, ci abitano 3700 persone. Grazie al signor Soren producono oggi tre volte l’energia che consumano. Quello che c’è in eccesso viene venduto al resto del paese. In Danimarca il 40% dell’energia viene dall’eolico.
Nel 1997, il governo di Copenhagen pose una sfida ai suoi residenti: una gara a chi per primo decideva di produrre il 100% di energia rinnovabile localmente. L’idea era venuta al ministro per l’Ambiente danese dell’epoca, Svend Auken, di ritorno dal meeting sul clima di Kyoto. Samso partecipò alla sfida insieme ad altre quattro comunità. Furono loro ad essere selezionati dal governo. L’obiettivo di Soren? Usare il vento che soffia potente sull’isola. Non ricevettero sussidi speciali dal governo, solo ogni tanto consigli tecnici.
Il signor Soren si rimboccò le maniche e mise su una serie di incontri con i suoi concittadini. Chiese loro di investire e di installare 21 turbine a vento, per la produzione di energia eolica, in parte sull’isola, in parte in mare. E così hanno iniziato. Ricevettero circa 80 milioni di dollari in credito da restituire entro dieci anni, soldi poi suddivisi fra residenti, la città e investitori per compare le turbine e per investire in un sistema di riscaldamento centrale che avrebbe usato rifiuti dalle campagne.
Non tutti erano d’accordo e non tutti parteciparono. Anzi, ci fu pure qualche bastian contrario. Ma a tutti i membri dell’esperimento fu concesso di dire la sua, e a ogni passo le decisioni furono prese democraticamente. Per esempio, decisero assieme dove mettere le turbine, davanti ad una tazza di caffè o davanti ad una birra, dopo tante ed estenuanti discussioni, in modo che tutti fossero soddisfatti e che non ci fossero decisioni calate dall’alto.
A distanza di 18 anni si può dire che l’esperimento di Soren è riuscito, e alla grande. Tutti hanno restuito i prestiti e gli investimenti, oltre alle turbine, hanno portato alla costruzione di case ad alto risparmio energetico e con pannelli solari. Le turbine sono adesso di proprietà distribuita, residenti e vacanzieri. Alcuni contadini come il signor Jorgen Tranberg hanno la propria turbina personale. L’impianto a biomassa che riscalda l’isola è di un consorzio di 240 proprietari ed è in parte alimentata dai pannelli solari sul tetto. Il biogas generato viene usato nelle automobili e da pochi mesi anche per alimentare il traghetto verso la terraferma, che non va più a diesel. Ci sono ancora alcune macchine e trattori a benzina: l’obiettivo attuale è di diventare completamente liberi dal petrolio nel 2030.
Sono sorte aziende agricole organiche – pesticidi free. C’è pure una scuola di agricoltura organica per incoraggiare i giovani: tutto quello che viene qui prodotto, dalle patate al formaggio viene venduto nelle grandi città – Aaruhus e Copenhagen oppure nel negozio locale “Oekologisk Samso” Samso ecologica, messa su nel 2012. Anche questo è di proprietà di una cooperativa locale. Oltre a vendere prodotti spesso ci sono qui incontri su come migliorare ancora in efficenza e in produzione green.
Samso ha anche un campo da golf: anche qui tutto sostenibile. Le macchine tagliaerba sono elettriche, invece che usare fertilizzanti artificiali usano liquidi estratti dalle alghe marine, e usano un tipo speciale di trifogli che catturano azoto dall’atmosfera in modo efficiente e lo trasferiscono al terreno, una sorta di fertilizzante naturale. I sistemi di irrigazione vengono usati raramente ed è tutto alimentato dal sole.
Samso non è (ancora!) il paradiso: il reddito medio è al di sotto della media nazionale e i giovani lasciano l’isola perché sulla terraferma ci sono più opportunità. In questi ultimi anni i prezzi della vendita dell’elettricità al resto della Danimarca sono calati e quindi gli introiti sono minori rispetto a qualche anno fa.
Ma chi vive a Samso, il signor Soren per primo, sa che lo si vuole, e con impegno e perseveranza, e con la volontà di tutto il villaggio tutto può essere migliorato. Il signor Soren è intanto diventato il direttore della Samso’s Energy Academy, dove, come al tempo dei Vichinghi, spesso si incontrano rappresentanti di ditte, scienziati e politici per discutere di energie rinnovabili e per imparare da Samso. Vengono qui in molti, da altre parti della Danimarca, dalla Finlandia, dagli Usa. L’edificio, manco a dirlo, è al 100% sostenibile, usa acqua piovana per gli scarichi, tutti gli elettrodomestici e le lampadine sono a risparmio energetico, e anche questo e’ alimentato dalla centrale a biomasse locale.
Ma il loro segreto è semplice: tutti si sono sentiti partecipi, tutti hanno potuto fare la loro, e il successo è stato di tutti. Occorrebbe mandarci metà del parlamento italiano a visitare Samso e a prendere lezione dal signor Soren.