Caro Babbo Natale, non ti offendere, ma quest’anno hai parecchia concorrenza: altri babbi – alla toscana – hanno conquistato la scena, anche loro vestiti di rosso (ma è solo moda, sotto trovi il bianco di Fanfani), anche loro destinatari in questi giorni di molte letterine. Se ti può consolare, a Babbo Boschi e Babbo Renzi scrivono soprattutto gli adulti, non i bimbi, gli raccontano di aver fatto i bravi quest’anno – chi più chi meno –, di aver tirato la cinghia, e chiedono semplicemente di ricevere in regalo la verità, e non qualche “pacco”.
Sai com’è, sono un po’ stanchi di prese in giro, conflitti d’interesse, favoritismi, fregature, e ora che alcuni di loro si trovano col conto in rosso, hanno perso tutto dopo aver lavorato una vita, vorrebbero almeno la consolazione di non passare per scemi. Taluni, ora che gli è crollato il mondo addosso, riprendono in mano le migliaia di carte incomprensibili che hanno firmato in banca e scrivono ad avvocati e a Babbo Boschi: “Hai fatto di tutto per salvare i miei soldi? Hai pensato a me, non a te stesso e ai tuoi amici: sei una persona perbene, giusto? Dimmi che non hai ricevuto lettere da Bankitalia in cui ti si diceva che l’Etruria era ‘travolta da un degrado irreversibile’ e non hai fatto niente per impedire vendite di titoli rischiosi a noi, piccoli risparmiatori ignari”.
Altri si rivolgono a Babbo Renzi: “Non eri in affari con l’ex presidente dell’Etruria Rosi, ora indagato; non hai mentito sulla tua situazione patrimoniale, vero?”.
Mentre attendono risposte, gli si dice profeticamente: “Le colpe dei padri non ricadano sui figli”. Giusto: i padri trasmettono educazione, soldi, beni (e raccomandazioni), le colpe no. Ma se, poniamo il caso, i figli fossero presidenti del Consiglio o ministri e intervenissero per tamponare le colpe dei babbi senza denunciarle? Non sarebbero anche loro responsabili?
Se ammettono di essere in conflitto d’interessi, uscendo dai Consigli dei ministri che approvano i decreti che riguardano (anche) gli affari paterni, possono davvero poi dire “Non siamo come Berlusconi” (che stava più fuori che dentro)? E se in passato hanno stigmatizzato, giustamente, altri ministri che “dovrebbero dimettersi per non dare l’immagine di un Paese in cui ci sono corsie preferenziali per gli amici degli amici”, poi non dovrebbero farlo pure loro, se c’è anche solo il dubbio di corsie preferenziali per i loro parenti? Babbo Lupi lo fece, la Boschi no.
Caro Babbo Natale, a dire il vero qualche scheletro nell’armadio ce l’hai pure tu: che mi dici degli affari con la Coca Cola? Delle emissioni della slitta? E delle frustate a quelle povere renne? Ma almeno non hai figli che depenalizzano l’evasione nel paradiso fiscale del Polo Nord o ti innalzano l’uso del contante a un milione di euro (e Dio solo sa quanto ne avresti bisogno).
Facciamo così, per quest’anno ti chiedo solo due regali: se incontri qualche Babbo concorrente, invitalo a chiarire subito tutto davanti agli italiani. E poi conservaci Babbo della Patria Cantone: non possiamo permetterci neanche un’influenza, altrimenti chi le tappa le falle?
Un cordiale saluto.
Il Fatto quotidiano, 20 dicembre 2015