Ammalarsi di tumore una sfortuna? Aveva destato clamore l’articolo di due ricercatori pubblicato su Science nel quale si sosteneva che il cancro è dovuto essenzialmente a una sorta di “bad luck”. A correggere quella che era stata ribattezzata l’ipotesi della sfortuna, sostenuta a inizio 2015 da due ricercatori della Johns Hopkins, è un nuovo studio pubblicato sulla rivista Nature da studiosi della Stony Brook University di New York. Ambiente e stili di vita sarebbero i fattori che contano per il 70%-90% nello sviluppo dei principali tumori. I fattori interni, cioè il modo in cui il corpo funziona e il rischio di mutazioni casuali del Dna delle cellule staminali, pesano solo per il 10-30%.
Secondo la ricerca, pubblicata da Cristian Tomasetti e Bert Vogelstein della Johns Hopkins sulla rivista Science, i due terzi dei tumori sono causati da mutazioni casuali del Dna delle cellule staminali, con un apporto minimo o nullo al rischio da parte di stili di vita o cause ereditarie. Alcuni tessuti del corpo sono molto più vulnerabili di altri al cancro per il numero di divisioni cellulari cui vanno incontro. Un numero che è ‘fuori controllo’ e che dipende sostanzialmente dal caso e dalla cattiva sorte del singolo. Lo studio aveva subito scatenato una sequela di polemiche e critiche, anche sul cattivo modo di comunicare la scienza, tanto che un mese dopo la stessa rivista Science ha pubblicato diverse lettere critiche.
In questa nuova ricerca gli studiosi della Stony Brook affrontano il problema con metodi diversi, utilizzando modelli informatici, dati statistici e approccio genetico. Sono così arrivati alla conclusione che il 70-90% del rischio per i principali tipi di tumore è dovuto a fattori ‘esterni’ al nostro corpo, come fumo o radiazioni solari, mentre i fattori di rischio intrinseci contano per il 10-30%, ribaltando le proporzioni rispetto all’altra ricerca. L’accumulo di mutazioni interne non sarebbe sufficiente, per i ricercatori, a giustificare il rischio di cancro osservato, che è invece fortemente influenzato da fattori esterni, ambientali e di abitudini.