Diritti

Eutanasia, Mina Welby: “Ecco perché scelgo di essere una criminale. La morte è una libertà personale”

A nove anni dalla morte di Piergiorgio Welby non c’è ancora una legge sull’eutanasia in Italia. Per questo Mina, la moglie, è in prima fila nella battaglia per una legge sul fine-vita. “Da oggi sono una criminale, con il sito SOS Eutanasia aiuteremo i malati terminali ad andare in Svizzera. Lo faccio perché amo gli italiani, e la morte come la vita è una libertà personale. Lo faccio per Piergiorgio che mi ha passato il testimone, e adesso sono una Mina vagante, non temo il carcere né i domiciliari”, dice ironica a margine della conferenza stampa nella sede romana del Partito Radicale sul caso Dominique Velati. “Piergiorgio attaccato ad un respiratore poté appellarsi all’accanimento terapeutico e all’interruzione delle cure, per i malati di cancro questo non è possibile”, spiega Marco Cappato dei radicali italiani. “Vi prego cari politici non abbiate paura, discutiamo la legge d’iniziativa popolare depositata in Parlamento nel 2013. Non possiamo fare finta di nulla, più di centomila firme, e duecento parlamentari si sono schierati a favore dell’eutanasia. Il popolo italiano è pronto anche se purtroppo spesso non votiamo i politici giusti”, è l’accorato appello della Welby. Sul funerale cattolico concesso ad un massone come Licio Gelli e rifiutato al marito per la sua battaglia a favore dell’eutanasia, sostiene: “Un criminale può chiedere il perdono, io non guardo al massone vedo l’uomo, concedete il funerale a chiunque lo chieda, è qualcosa che serve più alla famiglia, ai parenti ed amici non al morto. Siamo uomini, tutti possiamo sbagliare”