La sociologa: “Risposta alle politiche liberiste degli ultimi 15 anni” – Non si tratta di un restyling di breve periodo, ma di un cambiamento dettato dal combinato disposto di tre fattori per Marianna D’Ovidio, docente di sociologia urbana del Politecnico di Milano. “Le politiche liberiste, che negli ultimi 15 anni hanno aumentato la polarizzazione sociale. La crisi, che ha amplificato la competitività del mercato e l’amministrazione”. Prima il Comune “lasciava fare, specie se c’era un ritorno economico. Oggi approva regolamenti e provvedimenti che facilitano l’uso dello spazio pubblico per iniziative dal basso”. Dagli artisti di strada ai mercatini, tenendo comunque presente che il desiderio di “valorizzare le caratteristiche locali, anche del quartiere, è molto middle class” e appartiene a una generazione, “quella dei 40enni, che in molti casi il lavoro se l’è dovuto inventare”.
Prendono forma “nuove articolazioni di vecchi bisogni, come quello della casa e del lavoro. E la risposta spesso la dà la società civile”. Tradotto: “Nascono cooperative per l’housing sociale per gli immigrati, ad esempio – prosegue D’Ovidio – o spazi di coworking per architetti o mamme lavoratrici“. Una reazione alle politiche liberiste che però “non si colloca fuori dal mercato” e che “promuove il cambiamento sociale attraverso l’inclusione e la relazione“. Per citarne due su tutti: Base, ovvero le ex acciaierie Ansaldo riconvertite da una task force di associazioni in laboratorio di cultura e le ciclofficine, punti di aggregazione di successo. “Sono spazi che riuniscono persone con la stessa passione e creano legami sociali. Prima non succedeva”. Milano funziona da “cassa di risonanza che, pian piano, crea un circolo virtuoso“.
L’architetto: “Mobilità dolce. Coscienza ecologica indispensabile per il mercato” – Come quello della “mobilità dolce”, in una città dove i divieti di circolazione per le auto – come i limiti dell’Area C, che chiude il centro storico – si accompagnano agli incentivi per essere più green. “Tecnologia e infrastrutture hanno reso possibile bike e car sharing – spiega Gabriele Masera, che al Politecnico di Milano si occupa di innovazione tecnologica sostenibile – Oltre all’aumento della coscienza ecologica, c’è anche la possibilità reale di usufruire di servizi ‘puliti’ con un tocco dello smartphone”. I risultati ci sono: secondo i dati 2012 di FIAB Ciclobby pubblicati sul sito del Comune di Milano, “il numero di persone che si sposta in bicicletta” dalla prima rilevazione del 2003 ha registrato un incremento del 24%. Anche la strategia edilizia ha virato verso una maggiore coscienza ecologica con la densificazione delle aree interne alla città, “senza consumare altre zone di verde”, e l’introduzione della certificazione energetica degli edifici. E “una certificazione di alto livello o Leed Gold (tra i livelli più alti degli standard di Leadership in Energy and Environmental Design) come quella di Porta Nuova, è un biglietto da visita imprescindibile per grandi aziende e multinazionali per presentarsi brave perché sostenibili”. Si costruisce senza espandersi verso altre aree, però, perché il mercato “è floscio” e gli effetti sono reali. “Ci sono 500mila metri cubi di uffici ancora sfitti, praticamente uno spazio grande come l’area Expo”. Spazi che la domanda non assorbe e che, dice Masera, “sarebbe necessario, come accade a Berlino, pensare di riconvertire in residenze“.