La decisione del gup di Venezia per otto imputati. Finanziamento illecito e corruzione i reati contestati a vario titolo per lo scandalo del cantiere lagunare. Tra gli altri, l'ex europarlamentare berlusconiana Lia Sartori, l'ex magistrato delle Acque Maria Giovanna Piva e diversi imprenditori. Prescritto l'ex magistrato contabile Giuseppone. Dibattimento al via il 14 aprile
È un “sistema” quasi perfetto che va a giudizio, quello del Mose e dei fondi per la Laguna di Venezia. Uno dei più imponenti intrecci di corruzione dell’Italia repubblicana che avrebbe coinvolto per anni – secondo la procura veneziana – ministri, magistrati, politici, funzionari e imprenditori corroborati da un fiume impetuoso di soldi pubblici. Il gup di Venezia Andrea Odoardo Comez ha disposto il rinvio a giudizio per 8 imputati (quelli rimasti dopo i patteggiamenti e la trasmissione di atti ad altre procure) tra cui il senatore di Forza Italia ed ex ministro dell’Ambiente (2001-2006) e delle Infrastrutture (2008-2011) Altero Matteoli e l’ex sindaco di Venezia del Pd Giorgio Orsoni. Quest’ultimo e l’ex parlamentare di Forza Italia Lia Sartori dovranno rispondere di finanziamento illecito ai partiti, mentre finiranno davanti al giudice con l’accusa di corruzione l’ex ministro Altero Matteoli, l’ex presidente del Magistrato alle acque di Venezia, Maria Giovanna Piva, gli imprenditori Erasmo Cinque, Nicola Falconi e Danilo Turato e l’avvocato Corrado Crialese (accusato invece di millantato credito). Per l’ex magistrato della Corte dei Conti Vittorio Giuseppone, accusato di corruzione, è scattata invece la prescrizione. La prima udienza del processo è fissata per il 14 aprile.
L’inchiesta della Procura di Venezia, che inizialmente coinvolgeva più di 100 indagati e ha alzato il velo sul sistema corruttivo che si muoveva intorno alla più grande opera pubblica italiana (la barriera idraulica del Mose e la connessa bonifica di Porto Marghera, lavori affidati in concessione al Consorzio Venezia Nuova guidato da Giovanni Mazzacurati), è arrivata a giudizio dopo i patteggiamenti accordati nel 2014 a numerosi imputati: l’ex presidente della Regione Veneto Giancarlo Galan ha patteggiato una pena di 2 anni e 10 mesi e una confisca di 2 milioni e 600mila euro, l’ex generale della Guardia di finanza Emilio Spaziante 4 anni di carcere e una confisca di 500mila euro, l’ex presidente del Mav Patrizio Cuccioletta due anni e una multa di 700mila euro, l’ex assessore regionale alle Infrastrutture Renato Chisso 2 anni e sei mesi e una confisca di 2 milioni di euro.
L’ex sindaco Orsoni, secondo l’accusa, avrebbe ricevuto tramite i fondi neri del consorzio presieduto da Giovanni Mazzacurati 560mila euro (di cui 50mila in contanti) per la campagna elettorale delle comunali di Venezia del 2010. Insieme a lui finirà a giudizio per finanziamento illecito anche l’ex europarlamentare vicentina di Forza Italia Lia Sartori.
L’ex presidente del Mav, Maria Giovanna Piva, è stata riammessa a tempo di record nel procedimento su richiesta dei pm Ancillotta e Buccini dopo l’esclusione per un difetto di notifica e dovrà rispondere di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio: magistrato alle acque di Venezia dal 2001 al 2008, secondo l’accusa avrebbe ricevuto, tramite il “fondo Neri” in cui avrebbero versato in contanti i consorziati del Cvn, “uno stipendio annuale di 400mila euro” e “incarichi di collaudatore di opere dell’ospedale di Mestre”, per cui avrebbe percepito “la somma di 327mila euro”.
Per tre imputati il giudice ha emesso sentenza con rito abbreviato: condannato a 3 anni di carcere Lino Brentan, ex ad dell’autostrada Venezia-Padova per concussione (induzione indebita), assolti invece il funzionario della Regione Veneto Giovanni Artico accusato di corruzione (perché il fatto non sussiste), e l’imprenditore Giancarlo Ruscitti (perché il fatto non costituisce reato).