“Il bonus dei 500 euro non deve valere solo per gli insegnanti a tempo determinato ma anche per i precari”. L’Anief alle parole fa seguire i fatti e presenta 2mila ricorsi al Tar del Lazio per far accedere all’aggiornamento professionale anche i precari, i docenti in aspettativa, il personale Ata di ruolo e supplente. Finora la questione del bonus rappresenta uno dei punti più discriminanti e discussi della riforma.

Il sindacato autonomo ha deciso di schierarsi con gli esclusi dal bonus, organizzando un ricorso gratuito contro il decreto del Miur numero 32313 del 23 settembre scorso al fine di far accedere alla stessa somma tutti i docenti in servizio con supplenza annuale, quelli con una supplenza breve e coloro che usufruiscono di aspettativa non retribuita.

Secondo l’Anief l’amministrazione avrebbe escluso queste categorie dal finanziamento per far risparmiare alle casse dello Stato oltre 150 milioni di euro annui. A spiegare la questione è il presidente Marcello Pacifico che sottolinea una serie di contraddizioni: “Il decreto dice che il bonus viene effettivamente dato solo ai docenti di ruolo ma la legge sulla “Buona Scuola” parla dell’obbligo di formazione. Quando viene approvato il piano dell’offerta formativa dal collegio docenti e dal consiglio d’istituto, le attività deliberate riguardano tutti i docenti e anche il personale Ata che è incluso nelle azioni formative. È evidente che tutto l’organigramma deve fare la formazione. Non si capisce il motivo per cui i precari non possono avere i 500 euro. Stiamo parlando di un docente su dieci, insegnanti che sono essenziali”. Il sindacato ricorda che che almeno tre commi della Legge 107/15, il 12, il 58 e il 181 indicano “la previsione dell’obbligo di formazione in servizio per il personale amministrativo, tecnico e ausiliario, rispetto alle specifiche competenze”.

Pacifico punta il dito anche su un altro problema: “Il bonus viene dato anche al personale che ha un distacco sindacale mentre a coloro che sono in aspettativa non retribuita, magari per fare lo stesso lavoro, non viene dato. Il ministero ha legato i 500 euro allo stipendio eppure non fanno parte della retribuzione”. I ricorsi sono già stati depositati ora si attende il pronunciamento del tribunale amministrativo regionale.

Il provvedimento punta sulla direttiva UE 70/1999 introdotta appositamente da Bruxelles ai Paesi membri per evitare discriminazioni nei confronti di determinate fette di personale, ad iniziare da quello precario. Sui 500 euro di bonus, l’Anief, accende i riflettori anche sul fatto che finora regna la confusione: “Ad oltre due mesi di distanza dalle parziali indicazioni operative fornite su come usufruire della somma, l’amministrazione non ha comunicato più nulla”. In molti dei docenti che hanno diritto al bonus si stanno chiedendo come e dove dovranno fare la rendicontazione prevista e anche le segreterie delle scuole non hanno informazioni in merito. Il rischio è quello di vedersi decurtare delle spese effettuate pensando fossero previste dal bonus.

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