Giovanni Canzio è il nuovo primo presidente della Corte di Cassazione. A eleggerlo con 23 voti a favore e 3 astenuti è stato il plenum del Consiglio superiore della magistratura presieduto dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Canzio, già presidente della Corte d’Appello de l’Aquila e dal 2011 di quella di Milano, resterà in carica solo un anno: il magistrato ha 70 anni e secondo le nuove norme avrebbe dovuto essere già andato in pensione. Canzio grazie alla norma che proroga di 12 mesi l’addio al lavoro per “salvaguardare la funzionalità degli uffici giudiziari“, potrà comunque insediarsi e ricoprire il prestigioso ruolo.
Renato Rordorf, già presidente della prima sezione civile in Cassazione, è stato eletto all’unanimità presidente aggiunto, e presiederà anche la Commissione per la riforma del diritto fallimentare voluta dal ministero della Giustizia. Canzio invece, già presidente della Corte d’Appello de l’Aquila e poi di quella di Milano, succede a Giorgio Santacroce.
Proprio l’età di Canzio ha fatto molto discutere in commissione per gli incarichi direttivi. I consiglieri togati Lucio Aschettino e Piergiorgio Morosini e il laico Alessio Zaccaria hanno deciso di astenersi al momento del voto: “Pur essendo una scelta di qualità”, hanno commentato, “questa nomina non è in linea con il testo unico sulla dirigenza e con la disposizione che vuole che le funzioni direttive siano ricoperte per almeno due anni”. Aschettino al plenum prima della votazione ha aggiunto: “La nomina di Canzio per appena un anno priva di una guida una delle corti d’appello più importanti del Paese”. Così anche Morosini: “Noi non diamo pagelle, ma la legge sulla proroga dei pensionamenti dei magistrati chiedeva espressamente di garantire la funzionalità degli uffici: per questo giudico la nomina di Canzio non in linea“.
Il suo nome è stato proposto dopo lunghe trattative. Non sono mancati infatti i dubbi di presunte interferenze del governo in questa partita, che con la nomina a commissario Consob di Giuseppe Maria Berruti – uno dei concorrenti da sempre più titolati per il vertice della Cassazione – avrebbe spianato la strada a Canzio; così come si è parlato di presunte pressioni sempre a favore del presidente della Corte d’appello di Milano del vice presidente del Csm Giovanni Legnini, poi smentite dal diretto interessato: “Non c’è stata”, ha commentato, “nessuna ingerenza della politica in questa elezione. Ogni consigliere ha votato in autonomia senza interventi esterni”.