“La questione dell’eutanasia verrà sicuramente affrontata in questa legislatura anche se non immediatamente”. Il presidente della commissione Affari sociali alla Camera, Mario Marazziti, deputato di Per l’Italia-Centro democratico, spiega che “non potrà essere messa all’ordine del giorno prima di gennaio” perché “il calendario della commissione è già molto fitto”, ma garantisce che la politica si occuperà entro il 2018 di una legge sul fine-vita.
In passato il dibattito si era acceso a seguito dei casi di Piergiorgio Welby e Eluana Englaro e poi era progressivamente sfumato con l’affievolirsi del clamore mediatico. Oggi a riportare l’attenzione sul tema è la vicenda legata a Dominique Velati, ex infermiera di 59 anni che a seguito di un male incurabile ha scelto il suicidio assistito in Svizzera. Una decisione supportata e facilitata dal partito radicale – nel quale la donna militava da trent’anni – e dall’Associazione Luca Coscioni. L’ex europarlamentare Marco Cappato si è autodenunciato per averle fornito aiuto economico, contravvenendo così al codice penale italiano che prevede la reclusione per chi agevola l’esecuzione di un suicidio in “qualsiasi modo”.
In un video indirizzato a Velati, Emma Bonino ha rinnovato l’impegno dei radicali affinché la possibilità di “morire in dignità” sia concessa a “tutti i cittadini italiani”. E all’indomani dell’autodenuncia, Cappato ha annunciato di avere ricevuto “ulteriori sei richieste di aiuto per ottenere il suicidio assistito all’estero”. “In particolare, l’obiettivo dell’azione di disobbedienza civile è che il Parlamento finalmente si assuma la responsabilità di discutere le proposte di legge per la legalizzazione dell’eutanasia e il pieno riconoscimento del testamento biologico, a partire dalla proposta di legge di iniziativa popolare depositata alla Camera il 13 settembre 2013″. Attualmente le proposte di legge depositate alla Camera sul tema sono quattro: due di Si-Sel, una di Al-Possibile e una di iniziativa popolare. Tutte sono state assegnate alle commissioni congiunte Affari sociali e Giustizia.
Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, intervenuta lunedì 21 dicembre sulla vicenda, non è entrata nel merito del dibattito politico rispetto alla possibilità di una legge, limitandosi a considerazioni personali, legate allo stato emotivo di chi potrebbe trovarsi nelle condizioni di scegliere l’eutanasia. “Io penso che, e questo lo dico non tanto come ministro ma come persona – ha detto -, bisognerebbe aiutare queste persone a vivere e aiutare a trovare nella vita, anche nella malattia, la propria dignità, la speranza“. E ha proseguito: “Spesso parliamo di persone abbandonate, sole, e questo forse è uno degli aspetti più tragici della malattia“.
Parole nella sostanza simili a quelle pronunciate dal presidente della Pontificia Accademia della Vita, monsignor Ignacio Carrasco de Paula, secondo cui “dietro scelte radicali non c’è dignità, piuttosto c’è grande solitudine e abbandono“. Il prelato ha poi sottolineato che, al contrario di quanti sostengono la libertà di scelta, “è dignitoso chi vive fino alla fine la propria vita ricordando che Dio non ci lascia mai soli”, pur aggiungendo – in riferimento al caso di Velati – che ci si muove su un “campo difficilissimo” dove ogni situazione va affrontata “a livello singolare, senza giudicare”.