Su Sky Atlantic HD torna la serie tv ispirata all’omonimo cult dei fratelli Coen datato 1996 con un secondo capitolo, dopo l’incetta di premi della scorsa stagione televisiva, che ne costituisce il prequel narrativo e temporale. Un cast rinnovato con protagonisti Kirsten Dunst, Patrick Wilson, Ted Danson E Jesse Plemons.
Recentemente presentata alla Festa del Cinema di Roma, come già era successo a Berlino65 per Better Call Saul – conferma di come le serie tv stiano acquisendo sempre maggiore rilievo e considerazione anche dal mondo di celluloide- Fargo 2 è il sequel e al tempo stesso il prequel, narrativo e temporale, della serie ispirata all’omonima pellicola diretta nel 1996 dai fratelli Joel e Ethan Coel che figurano qui come produttori esecutivi. Cronologicamente ambientata ventisette anni prima dei fatti raccontati nella prima stagione, la storia si colloca a breve distanza dalle zone che hanno fatto da sfondo alle precedenti vicende con protagonisti il cinico serial killer Lorne Malvo (Billy Bob Thorton) e il goffo quanto mefistofelico assicuratore Lester Nygaard (Martin Freeman). Ci troviamo nella Luverne del 1979, nel cuore freddo e nevoso del Minnesota, in un’America di provincia ancora scossa dalla Guerra in Vietnam e dallo scandalo Watergate, stretta tra un femminismo osteggiato e una mentalità tradizionalista alla soglia di una nuova era politica rappresentata dalla campagna elettorale di Ronald Reagan, il futuro 40º Presidente degli Stati Uniti ed ex stella di Hollywood.
Su questo scenario socio/politico si muovono i protagonisti del nuovo episodio della serie ideata e scritta dallo showrunner Noah Hawley (già co-produttore e sceneggiatore di Bones) per la rete via cavo FX. Troviamo la famiglia mafiosa dei Gerhardt che da due generazioni gestisce la piccola criminalità del Midwest, capitanata dal patriarca Otto costretto, suo malgrado, a lasciarne la guida a causa di un ictus invalidante. La sua forzata uscita di scena dà vita ad una lotta interna alla famiglia per accaparrarsi la leadership proprio quando la mafia di Kansas City vorrebbe acquisire la loro attività per espandersi sul territorio. La storia dei Gerhardt si mischia a quella dei novelli sposi Ed e Peggy Blumquist (Jesse Plemons e Kirsten Dunst), un garzone di macelleria e una parrucchiera con sogni più grandi dei confini della cittadina, che finirannr condividere lo stesso sanguinoso destino. Ad indagare sul susseguirsi di omicidi, efferati e grotteschi, lo sceriffo Hank Larsson (Ted Danson) e l’agente della polizia di Stato Lou Solverson – il filo rosso che lega le due stagioni – (in questo capitolo interpretato da Patrick Wilson e nel precedente da Keith Carradine), sposato e padre della piccola Molly che abbiamo già conosciuto con le fattezze di Allison Tolman, la futura scaltra poliziotta che seguirà le orme paterne una volta divenuta adulta.
Dopo la deludente seconda stagione di True Detective firmata da Nic Pizzolato, caratterizzata da un plot sovraccarico contro il quale poco hanno potuto le interpretazioni di Colin Farrel e Vince Vaugh, rispettivamente nei panni del poliziotto corrotto e combattuto Ray Velcoro e dell’imprenditore invischiato in traffici illeciti Frank Seymon, ecco che Fargo 2 compie l’impresa tradita dalla serie della HBO. Allineandosi allo schema narrativo sempre più in voga sul piccolo schermo, il secondo capitolo di Fargo, si attesta al momento come la miglior serie antologica d’oltreoceano, lasciando dietro di sé l’altalenante American Horror Story e la già citata True Detective. Un thriller dalle sfumature noir sorretto da una regia visivamente sofisticata e da una sceneggiatura cupa che non rinuncia all’ironia, intrisa però di cinismo, con le quali Fargo ha creato un proprio stile inconfondibile, accompagnato da un ritmo lento e cadenzato ma, al tempo stesso, inesorabile come la scia di omicidi che si susseguono puntata dopo puntata.
Ambienta, l’abbiamo detto, alla fine degli anni ’70, Fargo 2 differisce, esteticamente, dalla prima stagione sia per la fotografia curata ancora una volta da Dana Gonzales e giocata sulle tipiche sfumature seventies sia per degli elementi di regia che si accostano a quella classica dei film di genere del periodo mantenendo, però, l’atmosfera tipica del primo capitolo che trae ispirazione dal film premio Oscar. Gli interpreti, dai più celebri Kirsten Dunst e Ted Danson a Patrick Wilson e Jesse Plemons, non fanno rimpiangere i precedenti protagonisti, mantenendo il livello attoriale altissimo, giocando con gesti e sguardi che ne tradiscono la psicologia. La serie targata FX, inoltre, continua a tratteggiare un profilo dell’America di provincia, tutta diner, caffè fumanti e sorrisi di facciata, dietro ai quali si nasconde un male latente e silenzioso che, una volta liberato, non risparmierà neanche il più insospettabile dei cittadini, come in un domino al rallentatore.