Gloria locale e delizia del palato di residenti e turisti, la celebre focaccia col formaggio, icona gastronomica di Recco, cittadina del levante ligure che vanta anche i successi della sua squadra di pallanuoto, la Pro Recco vincitrice di scudetti e coppe europee, inciampa inopinatamente proprio nella “medaglia” che con tanta fatica, dopo anni di richieste e petizioni a Bruxelles e ripetuti esami, era riuscita ad appuntarsi al petto. L’Igp, l’Indicazione Geografica Protetta, un riconoscimento che nessun altra focaccia italiana – neppure la pizza napoletana – è riuscita finora a conquistarsi.
Per uno di quei paradossi ai quali i regolamenti comunitari ci hanno purtroppo abituati si è scoperto, in comprensibile ritardo e con assoluto sbalordimento, che produrre e commercializzare la focaccia di Recco col formaggio Igp è consentito esclusivamente nel territorio dei quattro comuni indicati dal rigidissimo disciplinare: Recco, Avegno, Sori e Camogli. Un fazzoletto di terra stretto fra monti e mare, a ridosso del Golfo Paradiso. Recitano anche le regole: “E’ escluso ogni trattamento di precottura, congelazione e surgelazione o altra tecnica di conservazione”. Come dire, cotta e mangiata. Sul posto. E senza eccezioni.
Un paio di settimane fa alla Fiera dell’Artigianato di Rho, dintorni di Milano, gli increduli gestori dello stand della Focaccia di Recco col formaggio – è il nome del consorzio, nato nel 2007, che ha chiesto e ottenuto l’Igp – si sono visti arrivare alcuni carabinieri dei Nas che hanno imposto di togliere lo striscione esposto e di cessare la distribuzione del prodotto: “Ma nessun sequestro, salvo quello dello striscione stesso”, chiarisce al ilfattoquotidiano.it Daniela Bernini, responsabile comunicazione e stampa del Consorzio. “Soltanto un verbale e nessuna multa. L’intervento dei Nas era dovuto perché il Consorzio stesso, con la richiesta di ottenere l’Igp, si era preoccupato di tutelare la provenienza e la genuinità del prodotto”.
Sarà, ma a prima vista la vicenda ha il sapore del disastro, commerciale e di immagine. E comunque come se ne esce? “Ci stiamo muovendo con i responsabili ministeriali dell’ufficio frodi e con gli uffici di Bruxelles per mantenere la denominazione nel pieno rispetto delle norme di tutela. Il problema è nato perché il consorzio Focaccia di Recco col formagggio non contempla la denominazione Igp e dunque a rigore di termini non può mettere in commercio la focaccia. Una questione semantica che risolveremo. La cosa importante è che la focaccia col formaggio rimanga un alimento unico e venga prodotta secondo le norme e con gli ingredienti previsti dal disciplinare, seguendo una ricetta vecchia di centinaia di anni. Richiedere la tutela europea non è stato affatto un errore, perché rafforza le garanzie che tutto ciò avvenga”.
Non tutti però sono dello stesso avviso e qualcuno insinua addirittura che la visita dei Nas sia avvenuta su segnalazione di qualche produttore contrario all’Igp. Un “corvo”, che non si sarebbe fatto scrupolo di gettare a mare la concorrenza. Ipotesi suggerita in una lettera ai consorziati dalla stessa signora Bernini e respinta dai Nas ma che lascia una brutta puzza di bruciato. Il sindaco della città, Dario Capurro, parla di “boomerang” . Conversando col Secolo XIX uno dei ristoratori aderenti al consorzio Igp, Mirko Alboino, parla di “una manovra di una lobby di ristoratori per salvaguardare il turismo gastronomico di Recco”. Eh già, se la focaccia al formaggio è la regina, Recco vanta altre prelibate specialità, come i pansoti al sugo di noci e le trofie al pesto. La lotta fra i ristoranti è a coltello (e forchetta). E non ci si risparmia i colpi bassi. Qualunque sia la verità si è corsi ai ripari. Il fornaio Tossini, il più grande esportatore di focaccia di Recco, ha cambiato le confezioni cancellando la dicitura “Recco”. Focaccia col formaggio è la denominazione ammessa per chi vuole produrre e vendere fuori dai quattro comuni. Ma allora perchè tanti sforzi per ottenere l’Igp se questo riconoscimento si trasforma in una catena ai piedi e impedisce addirittura di far assaggiare (e quindi apprezzare a chi non la conosce) la celebre focaccia al di fuori, per così dire, dei vecchi confini del dazio? A Recco si interrogano. E il Natale non sarà affatto dolce.