La rete è un posto strano. Un posto strano nel quale passiamo una buona parte della nostra vita, volenti o nolenti, quindi familiare ma strano. A guardare quel che succede nei social, per dire, sembrerebbe che un programma come XFactor, un milione e trecentomila spettatori di picco massimo, sia uno dei più visti in Italia (invece, per dire, fa più spettatori Chi l’ha visto o Una notte in procura, in confronto). E sempre a guardare i social, altro esempio, si direbbe che gente come Calcutta o Flavio Giurato abbia pubblici sterminati, salvo non vendere che qualche centinaio di copie.
Tutto è distorto, tutto segue logiche che non si applicano alla realtà fisica, tutto sembra destinato a veloci accelerate e altrettanto veloci scomparse dentro un buco nero. Inutile ricordare la triste consuetudine di ricordare con frase a effetto la scomparsa di qualche artista di cui, in vita, nulla o quasi ci è interessato (ultimo insigne caso Ravi Shankar, ricordato con tanto di video e “cose da insegnare agli angeli”, suonare il sitar nello specifico, peccato che l’artista indiano sia morto tre anni fa e che chi lo ha pianto nei giorni scorsi si fosse perso la sua morte a suo tempo).
Altrettanto inutile dovrebbe essere, forse, la corsa alla petizione, complice il sito specializzato Charge.org. Se avete avuto l’ardire, in passato, di firmare una qualche petizione online, il sito in questione non mancherà quotidianamente di informarvi sulle ultime novità in fatto di campagne di indignazione, con cose serissime, come la salvaguardia dei Parchi Naturali delle Marche messi al fianco di immani idiozie, come il boicottaggio alla sigla di Lupin III cantata, si fa per dire, da Moreno.
Ultima petizione in ordine di tempo quella lanciata per salvare Ghiaccio Bollente, magazine di informazione musicale e culturale condotto e ideato da Carlo Massarini e in onda in tarda notte su Rai5. Ora, appurato che la faccenda delle petizioni è destinata in genere al fallimento, si veda la sorte toccata in precedenza al programma radiofonico di Pergolani, Demo, va detto che stavolta indignarsi è cosa buona e giusta.
Carlo Massarini, dai tempi di Mr Fantasy, si è cresciuto generazioni e generazioni di cultori della musica. Lui in tv, e programmi come Planet Rock o Stereodrome in radio, qualche anno dopo, hanno letteralmente permesso a milioni di spettatori, spesso relegati in provincia, di conoscere una musica che altrimenti sarebbe rimasta ignota ai più. Ricordiamoci che, in un’epoca in cui non c’era la rete, e quindi la possibilità di essere connessi col mondo in tempo reale, l’informazione musicale era fondamentale. Mentre da noi imperavano Peppino Di Capri o Toni Dallara, per dire, nel resto del mondo c’era il rock e Woodstock. Non fossero arrivati, anni dopo, i programmi di Massarini chi avrebbe mai conosciuto tanta bella musica? In molti, tra quanti stanno promuovendo ora la petizione, citano, non a caso, i Talking Heads, gruppo lanciato dallo stesso, ma l’elenco sarebbe lungo, anche di gruppi italiani.
Ora il programma di Massarini, ultimo baluardo di una informazione probabilmente destinata all’estinzione, è in procinto di essere chiuso. Se ne ignorano le motivazioni, si suppone di ordine economico. Spiace che ciò accada mentre alla guida della Rai c’è Campo Dall’Orto, uomo che con la televisione musicale ha a lungo avuto a che fare. Credere che il servizio pubblico abbia anche una valenza culturale ha lo stesso valore che ha l’idea che firmare una petizione serva a qualcosa, ma un po’ di sana indignazione urlata, a volte, potrebbe far comodo. Non fosse altro perché è meglio indignarsi per la chiusura di un bel programma televisivo che inneggiare alla superiorità morale dei lupi dell’Alsazia sull’uomo.
Intanto la Rai, con una nota pubblicata sulla pagina Facebook di Rai5, fa sapere che il “programma non chiude”.
Ma chi lo dice che Ghiaccio Bollente chiude? Non chiude affatto. E in primavera sarà anche in prima serata, con una nuova stagione.
Posted by Rai 5 on Martedì 22 dicembre 2015