I riversamenti sono vecchi di dieci anni.
La maggior parte della gente se n’e’ andata.
La vita e’ intollerabile. L’acqua e’ inquinata e non si puo’ bere.
La pesca e’ scomparsa. Sulla terra non cresce piu’ niente.
Eric Dooh, Nigeria
Il giorno 18 Dicembre 2015 la corte d’appello di L’Aia ha dato il via libera a quattro contadini nigeriani che potranno procedere nel portare la Shell a processo in un tribunale olandese per disastri ambientali e infrazioni ai diritti umani in Nigeria. E’ una decisione storica perchè è la prima volta che presunti crimini di Nigeria verranno discussi in Olanda, in un tribunale olandese, con l’opinione pubblica olandese e con pene olandesi. In più la Shell dovrà fornire accesso a tutti i documenti interni dove potrebbero esserci informazioni sensibili su inquinamento e maltrattamenti.
La storia va avanti da almeno sette anni, perché la Shell (non é una sorpresa!) ha cercato in mille modi di ostacolare questa decisione, ma le associazioni ambientalisti olandesi Milieudefensie e Friends of the Earth, i loro avvocati e sopratutto i quattro signori della Nigeria hanno perseverato.
La storia inizia nel 2008. Friday Alfred Akpan dal villaggio di Ikot Ada Udo, Barizaa Dooh dal villaggio di Goi e Alali Efanga e Fidelis Oguru, entrambi del villaggio di Oruma, assieme a Friends of the Earth decidono di denunciare la Shell perché secondo loro il colosso petrolifero gli aveva inquinato campi e laghi di pesca senza cercare di rimediare, nonostante le ripetute richieste. La colpa era di perdite da oleodotti nel 2004 e poi nel 2007, che nemmeno la Shell contestava. Un tempo orgogliosi pescatori, erano stati ridotti al lastrico. Le perdite non erano mai state ripulite. Campi e laghi sono inquinati tuttora.
Nella causa, i quattro chiedevano che la Shell ripulisse il tutto, che li ricompensasse per le perdite subite e che venissero installate misure preventive affinché niente di tutto ciò potesse accadere in futuro. Decisero di rivolgersi ai tribunali olandesi per avere giustizia. Nel Gennaio del 2013 una corte minore stabilì che non si poteva andare avanti perché le perdite, come argomentato dalla Shell, erano dovute ai sabotaggi e non alla loro negligenza. Ma gli attivisti hanno persistito: secondo loro gli oleodotti difettavano di manutenzione e di cura, e in ogni caso, erano di proprietà della Shell ed era loro compito bonificare, qualunque fosse il motivo delle perdite. In questi giorni la decisione finale: la causa potrà andare avanti in un tribunale olandese.
Elencare le liste dei crimini Shell contro la natura e contro le persone è troppo lungo per questo spazio. Ce n’è per tutti i colori con altri processi, con un ruolo di spicco nella morte di Ken Saro Wiwa, e anche un reportage delle Nazioni Unite che non lascia scampo a malintesi. In Nigeria la Shell ha distrutto quasi ogni cosa che ha toccato.
Questi fatti ci riguardano non solo perché facciamo tutti parte del genere umano, ma perché la Shell è la stessa che vuole venire a trivellare i mari d’Italia – lo Ionio e i mari di Sicilia nello specifico, nonché i campi del Veneto in partnership con la Sound Oil. C’è da fidarsi? Saranno più carini con gli italiani? Ci sono due pesi e due misure?
Intanto vedremo cosa avrà da dire la corte Olandese.
Per ora, ecco immagini e testimonianze dei quattro contadini di Nigeria.