Quante persone devono ancora morire precocemente, quanto ci dobbiamo ancora ammalare, prima che si prendano provvedimenti drastici contro lo smog? C’è un’emergenza in questi giorni nella Pianura Padana e nelle più affollate città italiane e solo a Roma si sta tentando di fare qualcosa di un po’ incisivo sotto Natale, con le targhe alterne. Solo a Roma probabilmente perché a decidere non c’è un sindaco timoroso di perder voti, ma un commissario prefettizio.
Forse bisogna dopo tanti anni rassegnarsi a constatare che i provvedimenti seri o li si prende con un fortunato referendum popolare – come per l’area C a Milano – o vanno presi da un livello superiore e più alto di quello comunale. Magari da un’autorità indipendente, o dalla Protezione civile.
Prima di avanzare una proposta “padana” vorrei fare un paragone che a molti sembrerà provocatorio tra il rischio inquinamento e il rischio attentati terroristici. Per evitare – o meglio per mettere in scena il tentativo di evitare – attentati terroristici non si esita a ricorrere a misure straordinarie e a bloccare i movimenti, il traffico, addirittura il lavoro, il divertimento, la libertà di manifestare ecc. ecc. In genere ciò avviene dopo gli attentati (inaspettati) ed è del tutto o quasi inutile. Ma è sufficiente che un provocatore o un pirla telefonino che c’è una bomba per evacuare un edificio o bloccare il traffico. In questi giorni bisognerebbe telefonare e dire che c’è una bomba a bordo di un furgone diesel che sta entrando in città, ma non le so dire la targa. Solo in questo caso bloccherebbero il traffico.
Eppure i danni alla salute e i morti prematuri causati dall’inquinamento, anche in Italia, anche in Europa, e non solo a Pechino, sono incomparabilmente di più rispetto alle vittime del terrorismo. Centinaia di volte di più. Recentemente ha fatto il giro dei media una stima dell’Agenzia Europea dell’Ambiente secondo la quale le morti precoci in Italia per lo smog sarebbero 80 mila all’anno, altri han scritto quasi 60 mila. Una follia, strano che quasi nessuno se ne sia accorto. Ho verificato con un epidemiologo serio, Ennio Cadum, e secondo le sue valutazioni la cifra era sbagliata, assolutamente eccessiva. I morti precoci sarebbero molti meno, probabilmente sui 34 mila. Ma trentaquattromila, capito? Nella sola Italia, in un solo anno.
Altro che bomba. Ma non c’è il sangue, lo scoppio, la paura. La Pianura Padana è il catino più inquinato d’Europa, e la causa è soprattutto il traffico, e nel traffico soprattutto i diesel. Vediamo il lato positivo della cosa: uno straordinario impulso per uno straordinario cambiamento di motori e di abitudini. Ci sarebbe da bloccare i diesel in certi giorni, e da bloccare il traffico almeno la domenica, che è più facile.
Ma dopo la conferenza Cop21 di Parigi il grande provvedimento strategico antismog che serve anche a difendere il clima sarebbe l’abolizione entro pochi anni dell’uso dei motori a combustibili fossili nella Pianura Padana. Un obiettivo che deve e può esser sostenuto da un aiuto europeo. Significa fare un piano e gestirlo nelle sue articolazioni locali. Prima nelle città, dove è più facile usare anche bici e mezzi pubblici, poi in tutta la Pianura. Non possiamo aspettare l’ennesimo euro 6 o euro 7 dei diesel, coi valori truccati stile Volkswagen. Passiamo decisamente all’elettrico, questa sì che è una priorità, altro che Tav e simili.