Si è parlato, in questi giorni, di una classifica secondo la quale Cagliari sarebbe volata dal 63° al 39° posto, su 110 città, per quanto riguarda la qualità della vita. È abbastanza frequente sui social network rilanciare la notizia senza approfondire, spesso senza neanche andare a leggersi la notizia, o la fonte. Noi ci abbiamo provato.
Si legge, innanzitutto, che si tratta di una classifica di province e non di città. I sostenitori di Zedda sostengono che non c’è grande differenza, per il ruolo egemone esercitato dalla città in una provincia. Per quanto ci riguarda incide per il 27%, perché tale è la popolazione di Cagliari rispetto a quella dell’intera provincia. I valori presi in considerazione sono reddito, densità della popolazione, numero imprese, asili, Pil, furti, anni di studio e altri: e su questi dati le politiche cittadine incidono rispetto a se stessa e non rispetto agli altri centri della provincia. Ma andiamo avanti.
Ci siamo chiesti come viene costruita questa classifica: ogni classifica risente del metodo e dagli indicatori con i quali è realizzata. La classifica è data dalla somma di sei voci (tenore di vita, servizi & ambiente, affari & lavoro, ordine pubblico, popolazione, tempo libero), ed ognuna di queste è il risultato di una serie di indicatori.
La provincia di Cagliari è in una posizione medio-alta (39 su 110) come media/risultato di diversi valori:
– siamo in fondo alla classifica per quanto riguarda tenore di vita e affari & lavoro (80° e 71°),
– a metà classifica per servizi & ambiente e tempo libero (47° e 38°),
– e in alta classifica per ordine pubblico e popolazione (8° e 19°).
Va detto che l’indice relativo a servizi e ambiente (che nella classifica incide solamente per 1/6, parametro già di per sé alquanto aleatorio, a dir poco), è stato costruito dal risultato di questi elementi:
Disponibilità asili rispetto alla potenziale utenza; Indice climatico (Tmax – Tmin); Indice Legambiente; Indice smaltimento cause civili; Copertura banda ultra-larga (% popolazione); Sanità: percentuale emigrazione ospedaliera
Su ognuna delle sei voci sono stati scelti altri indicatori di base. Si può dissentire facilmente: si tratta di una classifica redatta per i lettori de IlSole24Ore ed è normale che alcuni aspetti siano scelti rispetto ad altri (cultura, ambiente, prezzo dell’acqua e della corrente, servizi essenziali) che viceversa compaiono molto poco. L”entusiasmo di chi ha rilanciato questa “notizia” è inguistificato.
Al netto del fatto che potremo, anche in una classifica redatta con differenti parametri, essere ai primi posti effettivi tra le città dello stato italiano e avere comunque gravissimi problemi (l’Italia non è necessariamente un modello di riferimento), e al netto di tutte le considerazioni fatte sopra, ci disturba questo ingiustificato entusiasmo per questa classifica.
Tanto più quando gli iscritti ai centri servizi per il lavoro salgono in quattro anni da 29mila a 37mila, con migliaia di persone che vivono ai margini della società e che hanno abbandonato la ricerca di una occupazione e, quindi, di una vita dignitosa. Quando il traffico è rimasto un problema. Quando le tasse sui rifiuti hanno raggiunto cifre elevatissime e nonostante ciò permane l’inquinamento da inceneritore. Quando i servizi sociali sono rimasti uguali a prima, e la dispersione scolastica è un problema urgente esattamente come quattro anni fa. Quando è stata completamente ignorata la possibilità per cui Cagliari potrebbe essere la vetrina della cultura unica al mondo della terra della quale è capitale storica.
Non è giusto mascherare i problemi con finte vittorie in dubbie classifiche. Serve trovare soluzioni per i problemi della città: casa, riconversione del patrimonio edilizio, riutilizzo a fini sociali delle aree ex militari, riconversione economica orientata alla creazione di posti di lavoro, rifiuti, acqua, energia, cultura, associazionismo, partecipazione. Ne discuteremo nei prossimi mesi.