Un fantasma si aggira per la Roma di questo dicembre 2015: i vigili urbani della città, anche noti come Pulizia municipale, più volgarmente pizzardoni. Quando il romano medio ne avvista uno, ormai sente nelle orecchie le inconfondibili note di Incontri ravvicinati del terzo tipo e sa di dover mettere mano allo smartphone, perché l’istante è di quelli topici e il momento va giustamente immortalato: “Ma allora esistete!” Click, Natale 2015, Roma.
L’ultimo provvedimento inutile del prefetto Tronca è infatti quello della circolazione delle auto private a targhe alterne. Misura vecchia come il cucco, che pure in passato, quando esistevano dei sindaci eletti al Comune di Roma, si è perfino riusciti a far rispettare. Sarebbe teoricamente facile capire come funziona: dati gli eccessivi livelli di inquinamento, nei giorni pari circolano le auto con targa pari, nei giorni dispari quelle con targa dispari. Quando il Prefetto si ricorda di comunicare alla cittadinanza l’iniziativa (perché è successo anche che se ne sia dimenticato, sì sì, è il famoso “blocco parziale del traffico a sorpresa”), il cittadino ha a disposizione il sito del Comune per leggere chicche di questo genere: “Previste le consuete esenzioni (auto elettriche-ibride-gpl-metano, mezzi di soccorso-emergenza, contrassegno invalidi ecc.).” Già in quel piccolo “ecc.” c’è tutto il rigore e la serietà di questa misura. Sta lì a significare: tanto lo sapete che nessuno vi può controllare, quindi perché devo perdere tempo a elencare chi potrebbe circolare? Su, signori, un po’ di fantasia: come ha scritto Flavia Perina sul suo Facebook, “è pari che non si circola se c’hai rogne da spicciare, è pari che ci si prova se devi arrivare a Cola Di Rienzo per i regali.”
Perché caro Dream Team made in Tronca, ascolta questa lezione di diritto amministrativo: per far rispettare qualunque misura coercitiva del codice della Strada, è necessario che esista un corpo di vigili in grado di rilevare per strada in modo sufficientemente capillare le eventuali infrazioni e comminare le necessarie sanzioni amministrative: fare le multe, insomma. La sanzione è un piccolo deterrente, ma è un deterrente quasi per chiunque. Lo sarebbe di più se le multe fossero direttamente proporzionali al reddito del trasgressore, come in Finlandia, e non uguali per il povero e il miliardario, ma questa è materia da Parlamento. Rimane che se il numero di vigili per strada è trascurabile, nessuno – meno che meno i romani, che al pari di molti altri italiani non brillano per autodisciplina – la rispetterà. E infatti basta andare in giro per Roma nelle ore in cui questo parziale blocco della circolazione dovrebbe essere in vigore per appurare come non lo rispetti nessuno, a cominciare dai pizzardoni, che non controllano.
Però va detto: non è che i romani in automobile non rispettino solo il blocco parziale del traffico: non rispettano neanche i divieti di sosta in doppia o tripla fila. Sono tutti o quasi convinti che sotto Natale, schiacciare il pulsante delle doppie frecce (le famose “lucine di Natale” per l’automobilista romano) mentre si lascia l’auto sulle strisce pedonali, o in terza fila in curva su Via Nemorense, o a bloccare l’unica corsia per le auto private in Viale Libia, sia l’azione necessaria e sufficiente che consente di fare un po’ come cavolo ti pare.
D’altro canto i vigili urbani di Roma non possono perdere tempo lavorando su strada a fare le multe. Sono troppo impegnati a organizzare lo sciopero generale dei 24mila e più dipendenti del Comune del 27 o 29 gennaio, ancora non deciso (ma siccome il 29 è venerdì mi sa tanto che c’è una discreta certezza su quest’ultima data). E a preparare meglio i certificati medici per le loro assenze del prossimo 31 dicembre, nella piena convinzione che in quella notte loro debbano essere esentati dal lavorare. Il record da battere è alto, ma gli assenteisti non disperano: l’anno scorso si diede improvvisamente malato l’83,5% dei vigili a Capodanno, roba che nemmeno durante la peste nera del 1347.
Ah, volete sapere per cosa scioperano i dipendenti del Comune di Roma? Ma per il salario accessorio, che questo Stato infame e padrone pretende – pensate un po’ – di voler collegare a una prestazione accessoria. Mi pare di sentire le proteste dei pizzardoni romani: “Ahò, e che stamo, in Svizzera?”