“Comprovata da idonea documentazione”. Queste quattro parole – che con l’approvazione dell’emendamento 50.0.9 alla Legge di stabilità 2016 saranno aggiunte all’articolo 103 del Codice della strada – hanno scatenato un piccolo putiferio nel mondo dell’auto. “Al fine di contrastare l’elusione della tassa automobilistica”, l’emendamento prevede che la radiazione di un veicolo per esportazione sarà possibile solo in seguito alla sua reimmatricolazione all’estero: in pratica, per cancellare un’auto dal Pubblico registro automobilistico Pra, e dunque liberarsi dall’obbligo di pagare bollo, assicurazione ed eventuali multe, il proprietario dell’auto venduta dovrà dimostrare che il veicolo esportato è stato reimmatricolato all’estero.
Prima di poter radiare un veicolo per esportazione bisognerà dimostrare che è stato reimmatricolato all’estero. Obiettivo dichiarato, contrastare l’elusione del bollo
Le associazioni degli operatori del settore elegati alla demolizione dei veicoli, che hanno fortemente voluto l’approvazione di questo emendamento, plaudono all’intervento al Governo. “Questa norma porrà una volta per tutte un freno al boom della quota dei veicoli radiati per esportazione che ha superato complessivamente, negli ultimi quattro anni, la cifra di 2 milioni e mezzo e che nasconde anche profili di illegalità”, dicono le associazioni di Fise Unire (imprese recupero), Ada (demolitori auto) e Aira (riciclatori auto), che nel comunicato stampa ufficiale ringraziano “in particolare i senatori Stefano Vaccari e Massimo Caleo e gli onorevoli Chiara Braga e Alessandro Bratti”.
In realtà, dai dati Unrae (nella tabella in fondo alla pagina) le radiazioni negli ultimi anni sono in leggero calo. In ogni caso, secondo le associazioni dei demolitori, finora i veicoli radiati per esportazione potevano “continuare a circolare in Italia, con targa straniera, eludendo il pagamento del bollo. Senza contare che questi veicoli potevano rimanere in territorio italiano, dove vengono cannibalizzati dei pezzi di ricambio, talvolta abbandonati in aree pubbliche con possibile danno per l’ambiente e sottraendo materie prime all’industria nazionale del riciclo e a quella siderurgica”.
Di parere del tutto opposto la filiera della produzione e vendita delle auto, in particolare delle associazioni Ancma (ciclo e motociclo), Confocommercio, Unrae (rappresentanti case estere), Federauto (concessionari) e Unasca (autoscuole e studi di consulenza automobilitisca), che prima dell’approvazione della legge di Stabilità avevano scritto una lettera ai ministri dei trasporti Delrio e dello sviluppo economico Guidi per segnalare l’insensatezza dell’emendamento, che secondo il vice presidente di Confcommercio, Paolo Uggè, “può in realtà inferire un indesiderato ulteriore duro colpo al mercato dei veicoli usati” con “adempimenti burocratici irrazionali e in contrasto con il principio europeo della libera circolazione delle merci”.
Pignoloni, Unasca: Chi mai farebbe circolare per l’Europa, in mano a uno sconosciuto, un mezzo intestato a suo nome, in attesa che questo si premuri di fargli avere la prova della reimmatricolazione?
Quella appena approvata dal Governo è “una norma che esiste solo in Italia e che va a colpire soprattutto i meno abbienti, coloro che possiedono una vecchia auto che nessuno vuole comprare o ritirare in Italia”, dice Ottorino Pignoloni, segretario nazionale di Unasca Studi. “Sinora questo tipo di veicolo poteva essere venduto all’estero, dove anche i mezzi vecchi hanno mercato. Con la nuova norma, invece, l’italiano dovrebbe mettersi completamente nelle mani di un soggetto straniero, consegnargli la macchina e poi sperare che questo si premuri di fargli avere un documento di reimmatricolazione. Chi mai farebbe circolare per l’Europa, in mano a uno sconosciuto, un mezzo intestato a suo nome? Con la nuova norma, chi vorrà liberarsi di un vecchio mezzo di scarso valore commerciale finirà per portarlo proprio dai rottamatori”.
Difficile immaginare che la nuova norma possa realmente contrastare contrastare l’elusione del bollo, e in particolare il fenomeno dell’”esterovestizione”, cioè quello dei “furbetti” che, per non pagare tassa automobilistica, superbollo e multe, radiano l’auto con una falsa dichiarazione e la reimmatricolano all’estero tramite società di comodo. “Chi effettua questa pratica non avrà nessun impedimento dalla nuova norma, perché non avrà difficoltà a ottenere la certificazione della reimmatricolazione all’estero”, spiega Pignoloni, secondo cui anzi la nuova norma, per assurdo, legittimerebbe proprio il comportamento che voleva contrastare.