Silvia Canevara, lodigiana di 37 anni, faceva la giornalista. Poi ha deciso di usare "le mani e non solo con le parole". E insieme al suo compagno ha comprato 20 pecore nane d’Ouessant, la più piccola razza ovina al mondo. “Un ettaro di terreno in pendenza con boschetto verrebbe sui 2.000 euro, con 4 pecore a brucare tranquillamente per 9 mesi consecutivi”
Piccole, innocue e funzionali. E se fossero le pecore stesse ad occuparsi della manutenzione del verde? Silvia Canevara, 37 anni, di Lodi, ci ha creduto per davvero, e ha dato vita al progetto Pecorelle (pecorelle.it): lanosi tosaerba a quattro zampe che si sostituiscono ai mezzi meccanici per la manutenzione dei campi. Da più di un anno gestisce insieme al suo compagno, Emanuele Marchi, 35 anni, un gregge di 20 pecore nane d’Ouessant, la più piccola razza ovina al mondo. “Siamo ancora all’inizio, ma ci stiamo provando”, spiega.
Silvia ha mollato il suo lavoro come giornalista per dedicarsi alle pecore. “È un’idea che coltivo da tempo e che nasce dal desiderio di lavorare con le mani e non solo con le parole – spiega – . Nonostante risieda in città, al quinto piano di un palazzo, e non in una cascina, ho da sempre provato una grande passione per il mondo della campagna”.
Tutto nasce nel 2013, quando Silvia partecipa ad una fiera agricola a Codogno per conto del suo giornale: “In quell’occasione ho avuto modo di conoscere più da vicino questo mondo, nello specifico la razza delle pecore d’Ousseant”. Silvia si appassiona alla cosa e comincia a studiarla in maniera più approfondita. “Ho visto che questo sistema di manutenzione del verde altrove funzionava”, racconta. In Francia e in Svizzera è già una realtà ben sviluppata. “In Italia, invece, nessuno aveva strutturato la cosa a livello d’impresa”.
Le pecore sono arrivate in estate, tutte acquistate da allevamenti italiani. “Il trasporto dalla Francia era davvero dispendioso, sia per quanto riguarda i costi che per gli animali stessi”. Per il momento il gregge è formato da 20 pecore, in prevalenza maschi. L’ultimo arrivato si chiama Martino. “Sì, ho deciso di dare un nome a tutte le pecore del gruppo. In qualche modo ho voluto omaggiare tutti i parenti e gli amici che mi hanno sostenuto in questa mia pazza idea”, sorride Silvia.
Certo, gestire un gregge non è semplice. “Nella stagione dell’accoppiamento qui è un inferno”, aggiunge. Per il momento, comunque, tutti gli animali si appoggiano in uno spazio dell’azienda agricola l’Erbolario, a Lodi, dove le pecore brucano all’aperto. “L’inverno tarda ad arrivare, e gli animali con queste temperature possono stare fuori. Ma abbiamo anche una stalla tutta per loro”.
Quando in primavera l’erba inizierà a crescere, le pecore saranno divise in gruppi, per poi essere affidate a chi ne ha fatto richiesta. “Il costo complessivo è in linea con il servizio di sfalcio tradizionale del settore verde”, ci tiene ad assicurare Silvia. In più, ovviamente, va considerata l’assenza totale di macchinari. Certo, dipende anche dall’estensione del campo, dalla necessità di recintare alberi e strutture. Un esempio? “Un ettaro di terreno in pendenza con boschetto verrebbe sui 2.000 euro, con 4 pecore a brucare tranquillamente per 9 mesi consecutivi”.
Per Silvia non si tratta di una rivincita rispetto al lavoro precedente, ma “della voglia di rivendicare ritmi di lavoro più lenti, meno stressanti rispetto alla superficialità che spesso il giornalismo ti impone”. “Il mio vecchio compito tagliava fuori tutta la voglia di approfondire. Voglio fare cose vere, che restano, e avere a che fare con animali vivi è davvero molto istruttivo”, commenta.
Una pecora nana della razza d’Ouessant, originaria della Bretagna, ha le dimensioni di un cane, ha un carattere socievole e il suo costo va dai 200 ai 400 euro. Anche se hanno una vita piuttosto lunga, che può superare i 15 anni. “Nel nostro Paese non esiste una pecora così vecchia – aggiunge soddisfatta Silvia – Di solito vengono macellate da agnelli, o subito dopo la riproduzione. Per quanto mi riguarda, invece, – conclude – posso esclamare con gioia ‘Lunga vita al gregge!’”.