La coltivazione a scopo terapeutico di sostanze stupefacenti non viola alcun bene o interesse costituzionalmente rilevante, anzi assicura il pieno rispetto di diritti fondamentali della persona, in primo luogo il diritto alla salute. È questo il cuore di un ricorso ai giudici di Strasburgo presentato dagli avvocati di Antigone. I fatti li abbiamo già raccontati in passato su queste righe.

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Il protagonista è un uomo che soffre di una forma di epilessia che gli procura acuti dolori. Solo la cannabis gli dà sollievo. Ma la cannabis è vietata. Con il passare del tempo l’uomo perde il suo lavoro da cameraman. Le mani gli tremano. Nonostante la legge lo vieti, coltiva poche piante di cannabis a scopo terapeutico. Ha la certificazione medica a disposizione, ma le forze dell’ordine e la giustizia dei tribunali sono inclementi. Viene arrestato e successivamente condannato a due anni e otto mesi di carcere nonché dodicimila euro di multa per sole cinque piantine di marijuana (pena poi ridotta a seguito della sentenza della Corte Costituzionale che ha bocciato la legge Fini-Giovanardi sulle droghe). Evita fisicamente il carcere solo perché incensurato.

La novità di questi giorni è nel fatto che viene presentato un ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. Al nostro sfortunato protagonista è stato negato il diritto alla salute. È stato punito per un fatto da lui commesso solo per evitare sofferenze enormi e dolore fisico. Un fatto che non ha prodotto danno a nessun altro essere umano.

Ad aprile 2016 le Nazioni Unite dovranno ridisegnare la mappa della normativa internazionale sulle droghe. La geografia della repressione sta fortunatamente cambiando. Non pochi Paesi hanno abbracciato politiche liberali e non repressive. Il relatore speciale delle Nazioni Unite sul diritto alla salute ha preso posizione contro la criminalizzazione e la repressione. Il presidente colombiano Juan Manuel Santos ha firmato pochi giorni fa un decreto per la legalizzazione e la regolamentazione della marijuana medica. Speriamo che il 2016 sia l’anno della definitiva abrogazione della legge italiana sulle droghe.

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