Hanno assaltato un villaggio cristiano nell’isola di Mindanao, nel sud delle Filippine, e hanno ucciso nove fedeli. A poche ore dalla preghiera di papa Bergoglio per i cristiani perseguitati nel mondo, una portavoce militare delle Filippine, Joan Petinglay, ha riferito che almeno 14 persone sono morte in un attacco condotto da ribelli musulmani contro comunità cristiane nelle Filippine fra la vigilia di Natale e il 25 dicembre. Nove fedeli cristiani sono stati uccisi a colpi d’arma da fuoco dai ribelli del Bangsamoro Islamic Freedom Fighter, mentre almeno 5 insorti sono rimasti uccisi dalle forze governative nelle province di Sultan Kudarat, Maguindanao e Nord Cotabato. La polizia era già in allerta da giorni perché era a conoscenza della possibilità di attentati da parte dei ribelli islamici nel giorno del 25 dicembre.
“Il nostro intervento ha impedito ai ribelli di attaccare altri villaggi e di provocare altre vittime“, ha aggiunto. La capo negoziatrice del governo con il Fronte di liberazione Moro, da cui il Biff si è distaccato, Miriam Coronel-Ferrer, ha denunciato “esecuzioni sommarie” da parte dei jihadisti. Nel primo attacco i ribelli hanno ucciso a colpi d’arma da fuoco sette contadini che lavoravano nelle risaie, mentre nel secondo hanno ucciso due civili lanciando una granata all’interno di una cappella. Inizialmente nel Sultan Kudarat avevano anche preso degli ostaggi, usandoli come scudi umani mentre i soldati li inseguivano, ma li hanno poi rilasciati. Giovedì sera, un funzionario locale è stato ucciso giovedì sera in un villaggio della provincia di Cotabato.
Il gruppo Bangsamoro si era separato dal Fronte Moso nel 2011 per combattere per la creazione di uno Stato islamico nel sud delle Filippine, Paese a maggioranza cattolica, obiettivo condiviso anche da un altro piccolo gruppo militante, Abu Sayyaf, noto per attacchi bomba, decapitazioni e rapimenti di stranieri nella parte occidentale dell’isola di Mindanao. La polizia riferisce che i combattenti del Bangsamoro islamico avevano prestato fedeltà all’Isis in alcuni video pubblicati su YouTube, ma precisa di non avere prove che leghino direttamente il gruppo allo Stato islamico.