Dopo quella di mafia e camorra, ora anche l’ombra di Mafia Capitale grava sulla gestione dei rifiuti in Umbria e nel viterbese. Un’interdittiva antimafia emessa lo scorso 28 novembre nei confronti di una società che gestisce i rifiuti del Comune di Viterbo traccia un ampio quadro di affari in odore di criminalità. Quelli condotti da società controllate dal Comune di Perugia e da Manlio Cerroni — coinvolto nelle inchieste sulla gestione rifiuti nel Lazio — insieme alle cooperative vicine a Salvatore Buzzi —arrestato nell’ambito dell’inchiesta su Mafia Capitale.

Il provvedimento emesso dal prefetto di Viterbo Rita Piermatti riguarda la Viterbo Ambiente s.c.a.r.l., che dal 2012 gestisce lo smaltimento dei rifiuti per il Comune di Viterbo. L’azienda è partecipata dalla cooperativa ternana Cosp Tecno Service e dalla società per azioni Gesenu — che come socio di minoranza ha il Comune di Perugia e come socio di maggioranza la Sorain e Cecchini di Manlio Cerroni.

L’interdittiva evidenzia da un lato i contatti di Gesenu con il clan Santapaola, con Francesco Schiavone dei casalesi e Francesco La Marca, vicino ai Cutolo. Dall’altro i rapporti d’affari tra Cosp Tecno Service e Buzzi. Da metà anni ’90 la Cosp di Danilo Valenti e la coop 29 Giugno di Salvatore Buzzi sono consorziate del Centro Nazionale Servizi (Cns) di Bologna, una delle più grandi realtà di Legacoop. Dal 2011, Valenti e Buzzi sono nel consiglio di sorveglianza del Cns.

Secondo il prefetto Piermatti, per il viterbese si configura una “preordinata intenzione di infiltrazione nel sistema degli appalti pubblici” dovuta alla partecipazione, alle medesime gare, di aziende per la quale la permeabilità mafiosa è già stata oggetto di interdittive. Due sono gli appalti nel mirino di Piermatti. Quello indetto dal Comune di Viterbo nel 2012, aggiudicato da un’associazione temporanea d’impresa (Ati) tra la Gesenu e il consorzio Cns, che daranno poi vita a Viterbo Ambiente – la società a cui verrà materialmente affidata la gestione dei rifiuti. Il secondo, indetto dal Comune di Montefiascone nel 2013, a cui partecipano lo stesso Cns, la coop Edera di Franco Cancelli, coinvolta nell’inchiesta su Mafia Capitale, una controllata di Gesenu oggetto anch’essa di un’interdittiva, e infine l’Ati costituta tra Gesenu e Cosp, che si aggiudicherà l’appalto.

La Gesenu, il cui nome è inserito in altre quattro interdittive antimafia, è anche oggetto di due inchieste della magistratura. La prima, per la presunta gestione illecita dei rifiuti in Umbria. La seconda, per truffa, sempre nella gestione dei rifiuti, imputata questa volta alla controllata di Gesenu, la Viterbo Ambiente. Quest’ultima inchiesta ha portato agli arresti, lo scorso giugno, anche di Maurizio Tonnetti, consigliere di Viterbo Ambiente e responsabile di Cosp, e Rosario Carlo Noto La Diega (poi rilasciato, ma tuttora indagato), ex amministratore delegato Gesenu. Secondo gli inquirenti, La Diega è “uomo di Cerroni”, come ricorda anche il provvedimento del prefetto di Viterbo.

Nonostante gli arresti della scorsa estate, secondo Piermatti Viterbo Ambiente è tuttora permeabile alle infiltrazioni mafiose, e lo è per il 100%. Anche cioè per la parte controllata da Cosp, nonostante la prefettura di Terni l’avesse inserita lo scorso agosto nella white list delle aziende non soggette a infiltrazione mafiosa.

Dal 2000, la Cosp e la 29 Giugno hanno partecipato anche ai consorzi Raccolta Differenziata Roma s.c.a.r.l. Uno, Due e Tre, che si sono aggiudicati appalti importanti banditi da Ama, l’azienda per la raccolta dei rifiuti della Capitale. A fine 2011 c’è però un importante cambio di rotta. La 29 Giugno rileva le quote di Cosp e dell’azienda Formula Ambiente, anch’essa nel consorzio. Una mossa chiave per il ruolo di Buzzi nella gestione rifiuti su Roma, come lui stesso ammette: “Questa acquisizione ha permesso al nostro gruppo [Coop 29 Giugno] di diventare in ambito Cns l’impresa di riferimento per l’igiene urbana nel territorio della Provincia di Roma,” scrive nella relazione di bilancio del 2012 della 29 Giugno. “E a Cosp di concentrarsi sul nuovo cantiere di Viterbo”.

Prima di fondare con Gesenu la Viterbo Ambiente, la Cosp aveva effettivamente presentato un’ultima offerta sulla piazza romana, a fine 2011. Quella per l’appalto indetto da Ama per la gestione del multimateriale. Offerta che Cosp ritirerà subito dopo averla presentata. Per quello stesso appalto Buzzi è stato rinviato a giudizio con l’accusa di turbativa d’asta e per aver agevolato l’associazione di tipo mafioso diretta da Massimo Carminati. Nelle intercettazioni a Buzzi, emerge come anche Cerroni fosse presente a una riunione all’Ama prima dell’aggiudicazione di quella gara, che, stando alle indagini, Buzzi era sicuro di aver vinto già 20 giorni prima dell’apertura delle buste.

Le triangolazioni tra le aziende vicine a Cerroni e Buzzi e la loro permeabilità al crimine organizzato, messe ora in luce dal provvedimento del prefetto di Viterbo, sollevano interrogativi anche rispetto ad un’altra indagine in corso. Quella che, secondo la stampa locale, è coordinata da Cesare Martellino, procuratore di Terni, conl’obiettivo di approfondire le potenziali derive di Mafia Capitale nel ternano. Cesare Martellino è anche il padre di Giorgio Martellino, attualmente legale di Manlio Cerroni, socio di maggioranza di Gesenu. La stessa Gesenu che insieme al Cns e alle sue consorziate si è aggiudicata gli appalti viterbesi su cui il prefetto Piermatti ha acceso il faro.

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