Stravolgimento per le sorti della sanità in Italia, nel 2016. Almeno questo è ciò che traspare dal testo del disegno di legge presentato dal ministro dell’Economia e delle Finanze, Padoan, approvato dalla Camera e dal Senato. Sarà tutto vero?
L’assemblea di Palazzo Madama ha approvato, con 162 voti favorevoli e 125 contrari, il provvedimento nel testo licenziato dalla Camera, sul quale il Governo aveva posto la questione di fiducia. Molte le misure per la sanità. Fissato a 111 miliardi il finanziamento del Fondo sanitario nazionale per il 2016, di questi, 800 milioni vengono vincolati per l’atteso aggiornamento dei Livelli essenziali di assistenza (Lea).
Le aziende sanitarie in deficit entrano nel mirino del governo e i direttori generali rischiano il posto se non le metteranno in regola entro tre anni dall’accertamento di un deficit pari al 10% della differenza tra costi e ricavi. Questi direttori generali sono, però, gli stessi di nomina politica, per i quali sono state, prima, aperte divisioni ospedaliere fatiscenti per dare loro un posto di comando e, poi, chiuse queste e chiusi anche i piccoli centri ospedalieri (contenenti divisioni importanti di neonatologia, unità di terapia intensiva neonatale e per adulti, unità di emodinamica o di cardiologia interventistica avanzata) dislocati in zone dove la viabilità non favorisce per nulla la tutela della salute dei pazienti, in situazioni di emergenza.
Cito la viabilità perché la “Sanità, quindi la condizione di buona salute, fisica e psichica” è anche condizionata dalle precarie condizioni delle vie di comunicazione (ricordo il caso della piccola
Nicole deceduta in ambulanza durante un trasferimento da Catania a Ragusa, città a più di 100km di distanza l’una dall’altra, alla ricerca di una “divisione ospedaliera” specializzata in malattie dell’apparato respiratorio.
Entreranno nel mirino del Governo anche le Asl a partire dal 2017. Previste unità di rischio clinico in ogni ospedale. Sempre in tema di personale, entro il 31 dicembre 2016 prenderanno il via i concorsi straordinari per le nuove assunzioni di medici, infermieri e personale tecnico sanitario.
Al fine di aumentare il numero dei contratti di formazione specialistica dei medici (comma 252), l’autorizzazione di spesa viene incrementata di 57 milioni di euro per l’anno 2016, di 86 milioni di
euro per l’anno 2017, di 126 milioni di euro per l’anno 2018, di 70 milioni per l’anno 2019 e di 90 milioni a decorrere dall’anno 2020.
Credo che non sarà sufficiente, però, questa virata del Governo per tamponare l’imminente buco dato dal pensionamento di circa il 60% della classe medica tra ospedalieri e medici di medicina generale. Non
vi sarà un adeguato turnover di giovani medici pronti a vestire i panni dello specialista. Non hanno avuto la possibilità di formarsi, per cui si ventila l’ipotesi di ricorrere a medici stranieri, specializzatisi in paesi membri dell’unione europea, considerato il fatto che negli ultimi anni sono stati sottratti fondi destinati alla formazione specialistica dei medici neo-abilitati che, oggi, vivono nel limbo del precariato.
Peccato che il Ministero della Pubblica istruzione, dell’università e della ricerca non sia concorde nei fatti con le scelte del Governo. Il Miur viaggia in altra direzione. Non tiene conto del fatto che siano presenti lauree in Medicina e Chirurgia aventi valore diverso in termini di titoli e crediti.
E’ stato proprio il presidente del Consiglio Matteo Renzi a dichiarare, durante l’inaugurazione dell’anno accademico al Politecnico di Torino, che “è innegabile che esistano università di serie A e università di serie B, dobbiamo avere il coraggio di ammetterlo”. Perché allora non impegnarsi per alzare il livello dei poli universitari ritenuti qualitativamente deficitari?
Infine, di rilievo le misure dedicate alla disabilità e non autosufficienza. In tutto, 90 milioni per il sostegno delle persone con disabilità grave prive di legami familiari, a cui si devono aggiungere 70 milioni destinati all’assistenza per l’autonomia degli alunni con disabilità fisiche o sensoriali.
Auspichiamo che tutti questi temi vengano affrontati e trattati adeguatamente perché la democrazia di un paese è direttamente proporzionale al livello qualitativo della sanità oltre che dell’istruzione.