Giulio Sovran, 31 anni, se n'è andato nel 2006 da Milano. Oggi vive a Sion, dove ha aperto un suo studio. Nel 2013 ha pubblicato un ebook, "Goodbye Mamma!" in cui invita i giovani a partire: "E' un'esperienza obbligatoria. Che poi si rimanga è opzionale". E da lì è nata una comunità che su Facebook ha quasi 11mila iscritti
Cervelli in fuga dall’Italia? C’è anche chi li aiuta a scappare. E’ il caso di Giulio Sovran che con un ebook e un gruppo Facebook con quasi 11mila iscritti, invita i giovani italiani a dire “Goodbye Mamma!”. 32 anni, una laurea in architettura, è lui stesso un emigrato. È partito nel 2006, un mese dopo aver iniziato uno stage: “Lavoravo 12 ore al giorno. Alla fine mi hanno dato 100 euro in una busta”. La scelta di partire, a quel punto, era l’unica possibile. La bussola ha puntato verso Nord e da Milano si è trasferito in Svizzera. Oggi vive a Sion, dove ha aperto uno studio di architettura. “Qui il mercato non ha ancora visto la crisi. Sicuramente arriverà, ma in ambito economico in questo momento è un paradiso: stiamo letteralmente esplodendo di lavoro. Al contrario di quanto sta accadendo in Italia, qui ci troviamo a rifiutare delle commesse perché non saremmo in grado di seguirle”.
Nessuna voglia di tornare, dunque. Piuttosto quella di aiutare altri connazionali, giovani e meno giovani, a partire. O, come dice Sovran, a salutare la mamma. Tutto è cominciato con un ebook pubblicato nel 2013: il titolo è una presa in giro del luogo comune che vuole l’italiano mammone, restio ad abbandonare la casa dei propri genitori. Per quanto spesso questa, più che una scelta libera, sia imposta dalla contingenza economica. Il volume raccoglie una serie di consigli pratici per risolvere i problemi che chiunque decida di emigrare si trova ad affrontare. A cominciare dalle soluzioni per imparare la lingua del Paese in cui ci si vuole trasferire, per arrivare alle modalità di ricerca di un lavoro e alle indicazioni su come affrontare l’inevitabile nostalgia di casa.
“Io dico a tutti di partire perché ritengo che sia un’esperienza obbligatoria. Che poi si rimanga è opzionale” – spiega Sovran – ma tutti dovrebbero vivere almeno un anno all’estero. Nel Nord Europa spingono il più possibile i ragazzi a farlo. Poi, se il tuo Paese ti offre qualche ragione per tornare, bene. Ma di fondo, se si rimane a casa non si ha quella visione globale e multiculturale che oggi è basilare”. In questo senso, prosegue, “il mio Goodbye mamma va inteso in senso formativo, non semplicemente come un invito a fuggire dall’Italia”. E non conta nemmeno troppo la destinazione: “Puoi emigrare in Marocco come in Nepal, ogni posto nel mondo ha un’opportunità da offrire. Ho amici che si sono trasferiti in Lettonia, altri in Cina. Se hai le idee chiare puoi riuscire ovunque”.
Intorno all’ebook si è sviluppata una comunità Facebook che oggi conta quasi 11mila membri. Uno spazio social nel quale pubblicare esperienze personali e offerte di lavoro. Ma anche cercare posti letto in città straniere. “Sta diventando molto utile anche per la mia attività. Lo scorso anno ho aperto un’impresa di costruzioni e tutti gli operai che ho assunto arrivano da questo network: ho trovato falegnami e imbianchini. Si pensa sempre ai cervelli in fuga, ma io preferisco parlare di persone specializzate“.
Certo, ammette Sovran, trasferirsi all’estero non è tutto rose e fiori. “All’inizio è più complicato, sei uno straniero e in qualche modo ti rendi conto di valere meno, dovunque ci sono quelli come Salvini che dicono che sei venuto a rubare il lavoro“. Tutto sta in quello che ci si lascia alle spalle: “Ogni giorno mi scrivono in tante. Sono tutte accomunate dal desiderio di fuga, dalla sensazione di non farcela più in un Paese che non ti offre opportunità”.