Questo che posto è quasi un lungometraggio, dura circa sessanta minuti, quindi per apprezzarlo bisogna avere pazienza e mettersi l’anima in pace, non è un film per chi ha fretta. Il titolo è ovviamente un “plagio” da Ennio Flaiano, e il film è un’opera Chisciotte in tutto e per tutto: nulla di preparato, tutto affidato al caso.
Per esempio appena arrivato a Roma incontro sulla metropolitana un uomo con un panino smangiucchiato, mi fissa, lo fisso, e iniziamo a parlare di cinema, dice di chiamarsi Felice W. (mi ha chiesto di non mettere il cognome), e dopo qualche minuto ci diamo appuntamento a Piazza di Spagna. Felice si presenta all’appuntamento con una graziosa donna che vuole fare l’attrice: Camilla. Felice forse le ha detto che sono un regista che ha una parte per lei, infatti Camilla mi chiede che cosa ho in mente, le rispondo accendendo la videocamera: “Ho in mente questo, raccontare il nostro incontro inaspettato, l’unica sceneggiatura che seguo si chiama vita“. Così faccio i miei film, seguendo il filo invisibile del caso e trasformando il caso in elemento narrativo.
Altro incontro casuale, camminando per Trastevere incrocio Roberto D’Amico, un attore conosciuto su internet, mai visto di persona, ci diamo appuntamento all’Azzurro Scipioni, e filmo una nostra passeggiata a San Pietro.
Ancora il caso, sto bevendo un bicchiere con un amico, Oscar Glioti, autore di un bel libro su Andrea Pazienza, e una donna di nome Luigia ci chiede un piccolo aiuto economico, le chiedo se posso filmarla e lei si racconta, proprio quello che piace a me: riprendere gli sconosciuti che hanno voglia di raccontarsi.
Camminando per Roma con Nicola Gelo, l’autore della colonna sonora di questo film, incontro Dolores e Angel, una coppia che nemmeno a pensarci tre giorni di seguito riuscirei a ricrearla in una sceneggiatura. La vita è sempre perfetta, se sai guardarla nel giusto modo.
Sono a bere un aperitivo con Raffaele Rivieccio, simpatico critico cinematografico e organizzatore di eventi culturali, e filmo un artista di strada rumeno. Gli unici appuntamenti voluti di questo film sono quelli con Silvano Agosti e Alessandro Manuli. Silvano è un caro amico, ogni volta che vado a Roma ci vediamo, forse è proprio lui il marziano a Roma, quando lo filmo so di filmare un poeta, non mi delude mai.
Mi permetto di darvi un consiglio, andate nel suo cinema, l’Azzurro Scipioni, andate con anticipo rispetto all’inizio del film, e mettetevi in un angolino a osservarlo, il vero spettacolo è lui, si relaziona con gli esseri umani in modo unico e imprevedibile, la trama è la stessa (l’amore per la vita e per se stessi), ma sono le sfumature che fanno la differenza ogni volta. Anche Alessandro Manuli è un caro amico, ci siamo dati appuntamento a San Pietro per parlare della sua sessualità.
Questo è un film che racchiude tanti piccoli videoritratti. Dimenticavo: ci sono anche io. Mi ha ripreso Nicola Gelo. E forse anche io sono un marziano a Roma. Secondo me è un film valido per un semplice motivo: perché io valgo. Lo ammetto, sono influenzato dal famoso spot pubblicitario. Buona visione, dunque.