L'età media dei pompieri supera i 50 anni e ne mancano 3.500 rispetto all'organico previsto. Nonostante i rischi del mestiere, rispetto alla polizia prendono fino a 700 euro mensili in meno (e 300 euro in media). Quanto agli straordinari, aspettano ancora di essere pagati per quelli fatti per l'Expo. I "discontinui", poi, non saranno più richiamati in servizio. L'equipaggiamento? "Per il Giubileo autopompe nuove, ma senza cesoie e fiamme ossidriche"
Mancano gli uomini. E c’è chi si deve fare 250 chilometri a sirene spiegate. Mancano i mezzi. E capita di rompersi una costola operando in condizioni rischiose. Mancano i fondi per gli straordinari. E qualcuno aspetta i propri soldi da mesi. Sono le tante storie dei vigili del fuoco italiani, circa 30mila persone operative sul campo alle quali si aggiungono 5mila lavoratori come impiegati, ispettori, dirigenti. Fanno circa 730mila interventi all’anno, 2mila al giorno, ma durante le feste natalizie celebrate a suon di botti e fuochi di artificio le chiamate aumentano. In queste settimane, però, del corpo dei pompieri si è parlato anche perché molti di loro sono scesi in piazza in diverse città italiane per chiedere il rinnovo del contratto e l’estensione del bonus di 80 euro. Su quest’ultima rivendicazione hanno incassato il sì del governo (solo per il 2016, come gli altri corpi di polizia): un contentino che non modifica di una virgola le difficoltà che incontrano nel lavoro di ogni giorno. E a fronte delle quali l’incolumità dei cittadini risulta meno tutelata.
“MANCANO 3.500 UOMINI”. E IL TURN OVER È BLOCCATO – “Poche settimane fa, c’è stato un incendio in una palazzina di tre piani a Padova. Non c’erano abbastanza uomini in servizio e sono dovuti arrivare i rinforzi da Milano”. Circa 250 chilometri di distanza. A parlare è Antonio Jiritano, responsabile vigili del fuoco per il sindacato Usb. “Non c’è da stupirsi. In Italia abbiamo in media un pompiere in servizio ogni 15mila abitanti, ben al di sotto degli standard europei”. Personale insufficiente: un problema cronico per i vigili del fuoco italiani. Due decreti legge, datati 2013 e 2014, hanno previsto ciascuno l’assunzione di nuovi mille lavoratori. Ma non è bastato. Perché lo scorso 31 luglio un decreto del ministero dell’Interno ha stabilito la ripartizione del personale del corpo partendo dal presupposto che ci fossero 32.734 pompieri operativi. Peccato che un documento dello stesso ministero, pubblicato una settimana dopo, fotografasse un’effettiva presenza sul territorio molto meno consistente. “Mancavano 3.854 unità rispetto ai numeri indicati dal ministero – spiega Riccardo Boriassi, portavoce del sindacato Conapo – Ora, grazie all’ultima tranche di assunzioni, ne mancheranno circa 3.500. Non è ancora sufficiente”. Ad aggravare la situazione ci ha pensato il turn over limitato, che fino al 2015 si è fermato al 55%. In poche parole, per ogni 100 vigili del fuoco che sono andati in pensione se ne potevano assumere solo 55. E oltre a contenere la disponibilità di uomini, questo limite ha stoppato anche il ricambio generazionale. L’età media di un vigile del fuoco italiano, spiegano i sindacati, supera ormai i 50 anni.
IL NODO STIPENDI: “PAGATI 300 EURO IN MENO DEGLI ALTRI CORPI” – Ma quanto guadagnano i pompieri italiani? Lo stipendio medio di un vigile del fuoco si aggira attorno ai 1.300 euro al mese, riportano i sindacati, arrivando a 1.500-1.700 euro a fine carriera. “Siamo retribuiti molto meno dei colleghi di altri corpi”, spiega Antonio Brizzi, segretario generale del sindacato Conapo. “Un divario che va dai 300 euro mensili, nelle qualifiche più basse, sino a circa 700 euro di differenza nei gradi più elevati. Il personale vive questa cosa come un’ingiustizia delle istituzioni, visto che il ministro Alfano continua a trattare diversamente i suoi due corpi preposti alla sicurezza dei cittadini, la polizia e i vigili del fuoco”. Insomma, i pompieri soffrono una disparità di trattamento rispetto alle altre forze dell’ordine. A questo si aggiunge una differenza anche a livello di pensioni. “Ogni cinque anni di servizio operativo, – aggiunge Riccardo Boriassi – ai dipendenti degli altri corpi ne sono conteggiati sei ai fini pensionistici. A noi invece non è riservato questo trattamento”. Va poi ricordato che anche i vigili del fuoco, in quanto dipendenti pubblici, hanno il contratto fermo dal 2009. E la legge di Stabilità ha previsto per il rinnovo uno stanziamento di 300 milioni di euro, che i sindacati ritengono insufficiente, in quanto pari a un aumento di circa 5 euro al mese per lavoratore.
LA CARENZA DI MEZZI: IL DISAGIO DI ROMA NELL’ANNO DEL GIUBILEO – Pochi uomini, pochi soldi. E anche pochi mezzi. L’esempio più lampante è la capitale. “Per il Giubileo, ci hanno appena assegnato sei autopompe nuove – spiega uno dei coordinatori di Fp Cgil Roma – Il problema era che già prima eravamo in carenza di mezzi. Ora, questa aggiunta ci permette di raggiungere solo il minimo indispensabile per operare in una situazione normale. E l’avvento del Giubileo ci lascia comunque in uno stato di crisi”. E i mezzi da soli non bastano, serve l’equipaggiamento adeguato. “Le nuove autopompe sono state consegnate senza allestimento – prosegue il sindacalista – Mancano cesoie, fiamme ossidriche, manichette, tubi, lance. Ogni volta dobbiamo recuperarle da altri mezzi”. Ma se per le autopompe la situazione sembra migliorata, il problema grosso rimane sugli altri mezzi. “A Roma la situazione delle autoscale è gravissima – incalza il vigile del fuoco – Hanno tutte più di dieci anni di anzianità, con picchi di 32 anni, non sono più idonee a garantire il soccorso. E sono poche: nel territorio del comando di Roma, ce ne sono solo cinque rispetto alle otto previste. Ci hanno promesso l’acquisto di nuovi mezzi, ma non abbiamo certezze sulle tempistiche”. Le conseguenze pratiche si fanno sentire. “Di recente, abbiamo registrato un infortunio legato a questo problema – conclude il sindacalista – Siamo intervenuti per salvare una persona che minacciava di buttarsi nel vuoto, che poi è stata presa al volo da un collega. Ma l’autoscala era priva del cestello di sicurezza. Così, lui si è aggrappato con una mano solo ai gradini, si è rotto una costola e ha riportato uno strappo muscolare”.
IL PRECARIATO NEI VIGILI DEL FUOCO: IL DRAMMA DEL PERSONALE DISCONTINUO – E anche tra i protetti di Santa Barbara non poteva mancare la piaga del precariato. In particolare, si tratta dei cosiddetti vigili del fuoco discontinui. Non ci sono cifre ufficiali, ma si parla di un esercito di 40-60mila persone. Più qualificati dei volontari, ma senza le garanzie dei colleghi permanenti. In una parola, appunto, precari. Fino all’anno scorso avevano contratti della durata massima di 20 giorni, dal 2015 accorciata a soli 14 giorni. Tra un richiamo e l’altro, vivono con il sussidio di disoccupazione. Per questa categoria è in arrivo una nuova stangata. A dare l’allarme è stato il deputato Pippo Civati, in un’interrogazione parlamentare: “Il governo sembra manifestare la volontà di superare la figura del vigile discontinuo, fatto che desta preoccupazione sul futuro in migliaia di volontari che hanno acquisito professionalità e competenze e hanno servito con abnegazione”. A spiegare meglio cosa sta accadendo ci pensa Antonio Jiritano: “Con i decreti attuativi della riforma Madia, il governo si appresta a eliminare la figura del vigile del fuoco discontinuo. Semplicemente, non potranno più essere richiamati al lavoro”. Per questo motivo, lo scorso 15 dicembre, circa cento pompieri aderenti al sindacato Usb si sono presentati alla sede del Pd al Nazareno. “Per fare l’esempio di Roma, – dice Jiritano – con l’avvento del Giubileo, un padre vigile del fuoco permanente lavorerà giorno e notte, seguendo turni straordinari. Il figlio, pompiere discontinuo, non lavorerà quasi mai”.
E C’È CHI ASPETTA ANCORA GLI STRAORDINARI DI EXPO – E per un grande evento appena iniziato, ce n’è uno concluso da poche settimane, Expo 2015. L’esposizione universale ha richiesto un maggiore carico di lavoro per i vigili del fuoco, in questo caso quelli della Lombardia: ai pompieri è stato chiesto di effettuare turni straordinari. E così ogni provincia, per tutto il periodo di Expo, ha potuto contare su una squadra in più. Ma i problemi sono cominciati poco dopo l’inizio della manifestazione. “Fino a giugno, con i pagamenti andava tutto bene – spiega Massimo Ferrari, coordinatore vigili del fuoco per Fp Cgil Lombardia – Ma da luglio in poi non ci hanno più pagato gli straordinari”. All’inizio, i lavoratori non ci hanno fatto molto caso. “Purtroppo siamo abituati a questi ritardi”, aggiunge Ferrari. Ma poi la pazienza ha cominciato a venire meno. Fino alla comunicazione della direzione regionale, arrivata ai primi di novembre. “Ci hanno spiegato che il pagamento doveva essere autorizzato dal Mef e poi dalla Funzione pubblica – racconta il sindacalista – Poi, ci hanno comunicato che la situazione si è sbloccata. Ogni lavoratore attende una media di 1.500-1.800 euro. Ma i soldi non sono ancora arrivati”.