Alla scuola media statale Antonio Rosmini, periferia di Roma, i bambini realizzano robot. “Ne vorrei uno che sorvegli casa quando non c’è nessuno”, spiega un alunno senza togliere la mano dal mouse. Prima però devono progettarlo, il robot. “Con Tinkercad disegniamo il modello al computer prosegue il bambino poi costruiamo i pezzi con la stampante 3d”. La Rosmini è la prima scuola pubblica in Italia ad ospitare un Fablab, un laboratorio di fabbricazione digitale. Gli studenti (tra gli 11 e i 13 anni) utilizzano stampanti 3d, taglio laser e plotter. “Le macchine sono in comodato d’uso spiega Livia Bramucci è il Fablab Roma Makers a gestirle per conto della scuola”. Livia insegna ai ragazzi ad usare i nuovi strumenti di fabbricazione digitale. “Hanno grande entusiasmo, idee eccellenti, spesso tocca a noi riportarli coi piedi per terra”. I bambini non si spaventano davanti alla tecnologia: “Se non si usa il computer è come se si parlasse un’altra lingua”, afferma un giovanissimo studente. Il fablab Roma Makers è a Garbatella, quartiere storico della Capitale. Qui si costruisce e si progetta di tutto: stampanti 3d, gadget aziendali per la Vodafone, lampade, mattoncini Lego, plastici architettonici e molto altro. “Anche una pompa peristaltica e un microscopio digitale”, spiega Alessandro Zampieri, fondatore dell’associazione culturale Roma Makers con Leonardo Zaccone. “Il vantaggio è che siamo nel tessuto urbano racconta Alessandro quindi ospitiamo studenti, hobbisti, professionisti, per creare una comunità”. A patto che bevano birra “Open sorso”, la bionda del fablab Roma Makers. “E’ una birra artigianale che produciamo noi racconta Alessandro la ricetta è on line e chiunque può condividerla o modificarla”, in pieno spirito open source. Anche la stampante 3d è nata grazie alla stessa logica di condivisione. “Col progetto RepRap, nel 2005 – spiega Alessandro - persone in tutto il mondo hanno collaborato per creare stampanti 3d dal costo accessibile, perché quelle delle multinazionali costano centinaia di migliaia di euro. Ad avercele, nel fablab”
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