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Quando si parla di startup che puntano a valorizzare il patrimonio storico-artistico-culturale italiano attraverso l’innovazione tecnologica, ci si deve accontentare di cifre da prefisso telefonico, come riassunto in questo articolo pubblicato su Wired.it.

In attesa che i piccoli imprenditori turistici italiani capiscano che fare sistema porta alla lunga vantaggi maggiori rispetto alla scelta di annaffiare solo la propria zolletta di terra, Gianpaolo Vairo, 33enne di Belluno, ha inventato Localler.

Questa start-up, nata nel 2013 a Barcellona ma lanciata sul mercato all’inizio di quest’anno, parte da un’idea semplice: semplificare la vita a tutte le Pmi del comparto turistico del Belpaese, grazie all’integrazione in un solo “pannello di controllo” di tutti gli aspetti legati alla gestione, promozione e distribuzione dei prodotti collegati.

Localler offre una piattaforma per il marketing turistico in grado di bypassare i principali handicap che affliggono gli operatori italiani del settore: siti web vecchi, non collegati tra di loro né predisposti per implementazioni Seo. Per provare a risolvere in un colpo solo tutti questi problemi, Vairo e i suoi collaboratori hanno puntato su un’idea chiave: l’integrazione tra servizi. Solo se si unisce la vendita del prodotto principale a quella di altri prodotti collaterali più o meno simili si può pensare di ingrandire il proprio business. L’integrazione permette di aumentare i canali di vendita e anche di vendere prodotti a prezzo più economico rispetto a quanto accade sulle piattaforme mainstream come Booking o Airbnb.

Si prenda ad esempio un’agenzia della Maremma che organizza tour guidati nella città di Manciano. Al cliente, grazie a un incrocio delle informazioni disponibili che permette di connettersi agli altri operatori complementari della zona, l’agenzia può proporre un pacchetto completo in cui oltre al tour cittadino è compreso anche l’alloggio, la ristorazione ed eventuali attività complementari (come una visita alle vicine Terme di Saturnia).

Il vantaggio è sia per l’operatore, perché se si ha sotto controllo tutta l’offerta turistica del territorio si può offrire al cliente un pacchetto personalizzato ad hoc, sia per il cliente, che paga meno (o non paga del tutto) costi di intermediazione e riceve un servizio migliore. Localler permette quindi di dare visibilità a un turismo dal basso, fatto tra gli altri da gestori di alloggi alberghieri e non alberghieri, guide turistiche e società di noleggio che non hanno risorse per fare marketing su larga scala ma puntano a una maggiore efficacia dei propri canali di vendita.

L’integrazione tra prodotti è, a ben vedere, la stessa logica di funzionamento che ha favorito la crescita esponenziale di YouTube. Se io so che ti piace quel genere di video, te ne suggerisco simili, e ti trattengo il più a lungo possibile sul mio sito web.

Certo, le variabili in gioco quando si parla di promozione di prodotti turistici in Italia sono molte e complesse. La più critica è la diffidenza atavica del piccolo imprenditore nostrano sia verso le nuove strategie di marketing (il problema non sono solo i soldi, ma anche la mancata formazione) che verso il diretto concorrente, visto più come un ostacolo che come un’opportunità per incrementare anche i propri affari.

Localler prova a mettere una piccola toppa al buco enorme che ogni anno fa fuoriuscire dal tessuto dell’economia turistica del nostro Paese milioni di euro di mancati guadagni. Bisogna però sempre ricordare che il circolo virtuoso si innesca solo se tutti gli operatori di settore collaborano per aumentare il posizionamento della destinazione turistica e non solo quello del singolo prodotto. In caso contrario, neanche una start-up può servire.

 

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