L'ex tecnico informatico della banca HSBC che ha trafugato la lista dei clienti della filiali svizzera dell'istituto: "Il governo Renzi non ha fatto nulla di realmente efficace contro l'evasione. Si muove sulla scia di Berlusconi. Aggiunge complessità, anziché semplificare. Il voluntary disclosure è un esempio. Porti a casa un minimo risultato tangibile, ma non intacchi il meccanismo"
Per prevenire gli scandali bancari, in modo che non producano danni gravi sui risparmiatori, “è necessaria una seria legge a tutela dei whistleblower, coloro che denunciano frodi, illegalità e situazioni a rischio per ragioni di giustizia”. A dirlo è Hervé Falciani, ex tecnico informatico della banca HSBC, principale testimone dello scandalo internazionale Swiss Leaks. Fresco di una condanna in Svizzera a cinque anni per “spionaggio economico”, continua a girare per l’Europa collaborando con attivisti e istituzioni sul fronte della lotta all’evasione fiscale. Lo abbiamo incontrato di passaggio a Milano.
Falciani, il mese scorso lei è stato condannato in primo grado a cinque anni di reclusione da un Tribunale svizzero. Se l’aspettava?
Certo. La sentenza era già scritta, tanto che non mi sono nemmeno difeso in aula. Ma dico di più: per me è una buona notizia perché fa chiarezza sul conflitto fra interessi contrapposti: ormai è ufficiale che la giustizia svizzera mi ha condannato per spionaggio economico, per aver danneggiato gli interessi della Nazione, mentre ho favorito gli interessi nazionali di tanti altri paesi.
Quali effetti avrà la condanna?
Per me non cambia niente. E’ evidente a tutti che il reato è politico. Anche per quanto riguarda l’estradizione, i soli Stati che potrebbero crearmi problemi sono quelli che hanno interessi convergenti con la Svizzera, Lussemburgo, Belgio ecc …
Come sta andando avanti la vicenda delle liste di conti segreti che ha diffuso?
Sono ancora in corso indagini in trenta paesi, sui nomi, sulle banche, sugli intermediari e sui meccanismi. Molti capitali sono già rientrati nella disponibilità dei governi.
E in Italia?
Per ora nulla di fatto. Hanno insabbiato tutto.
Com’è cambiata la sua vita?
Pensavo di chiudere e voltar pagina. Invece sono rimasto dentro. Ora la mia vita è una continua collaborazione con chi lotta contro l’evasione fiscale. Viaggio, imparo, propongo progetti, è un’esperienza di vita entusiasmante.
Sta seguendo l’azione del governo italiano? Come si sta muovendo contro l’evasione fiscale?
Niente di nuovo. Nulla di realmente efficace. Si muove sulla scia di Berlusconi. Aggiunge complessità, anziché semplificare. Il voluntary disclosure è un esempio. Porti a casa un minimo risultato tangibile, ma non intacchi il meccanismo. Disporre di più informazioni non significa gestirle meglio. E la lista Falciani l’ha provato.
E l’elevazione del limite di contanti?
Sbagliato. Serve a dare più agibilità ai piccoli, ma non è questo il modo per stanare i grandi evasori. In realtà Renzi non sa che fare. La direzione giusta è la moneta elettronica, un nuovo sistema di pagamento sottratto però alla mediazione delle banche e dei grandi centri finanziari internazionali. A questo progetto, che utilizza una tecnologia sicura e già esistente e dovrà essere gestito attraverso una rete di cooperative locali, sto dedicando molto impegno, perché propone un radicale cambiamento dell’approccio.
Qualcuno dice che in Italia, se fai la guerra all’evasione fiscale perdi le elezioni…
Perché è presentata in modo sbagliato. Non si deve parlare di evasione ma di giustizia sociale. E giustizia sociale significa ridistribuire la ricchezza. Per far questo non ci si può fidare degli stessi che ci hanno portato a questa condizione, le stesse banche, gli stessi intermediari finanziari.
In Italia si susseguono gli scandali bancari. Per prevenirli che cosa suggerisce?
Innanzitutto una legge seria a favore dei cosiddetti whistleblower, cioé coloro che forniscono informazioni dall’interno delle istituzioni finanziarie, utili alla giustizia e alla trasparenza. La protezione degli insider è l’inizio di una politica di intelligence economica, che oggi è fondamentale. Basta riprendere la legge vigente negli Stati Uniti. Non sono stupidi, non pagano e non proteggono per piacere, ma per ottenere informazioni. Per interesse nazionale. E’ un contratto. Pagano e proteggono chi consegna informazioni utili a comprendere i meccanismi delle frodi. Negli ultimi dieci anni con questo metodo sono rientrati decine di miliardi in multe. Io inizierei da qui.
Che tipo di protezione viene data?
Una protezione che garantisce l’insider nei suoi tipici punti deboli quando si mette contro grandi soggetti del potere economico. Riservatezza, fin dove è possibile. Tutela giudiziaria, allorché – come nel mio caso – vengono portati avanti processi penali; supporto di sicurezza personale, perché a volte si mette a rischio anche la vita; e poi naturalmente sostegno economico. Le gole profonde sono necessarie per capire come si muove il nemico. E’ un po’ come nella guerra fredda, ma per un altro tipo di guerra.