Non deve essere stato un Natale sereno per migliaia di utenti – o più probabilmente ex utenti – di Ashley Madison, il sito di incontri clandestini più popolare del web che si sono visti recapitare nella loro buca delle lettere una richiesta di “riscatto” da quattromila dollari per la “liberazione” dei dati contenuti nel proprio account nella baia dei fedifraghi. La minaccia, in caso di mancato pagamento, è quella di inviare a moglie, marito e parenti la prova della “scappatella” almeno virtuale e, comunque, della frequentazione della Mecca del tradimento online.
E’ questa l’ultima puntata di quella che per molti frequentatori di Ashley Madison è un’autentica tragedia iniziata questa estate quando il database del sito di incontri è stato attaccato e i dati di milioni e milioni di utenti rubati e, in buona misura pubblicati online.
Ora i “ladri” di quei dati o, comunque, qualcuno che sembrerebbe esserne entrato in possesso manda addirittura un postino a bussare alla porta dei malcapitati per recapitare una lettera di minaccia in piena regola.
Ed a leggere le cronache che rimbalzano dagli Stati Uniti sono tanti gli utenti – ed ex utenti – della piattaforma che ora si ritrovano davanti ad una scelta davvero difficile: pagare il prezzo del riscatto in bitcoin senza, peraltro, alcuna certezza che gli estorsori manterranno poi fede alla promessa o rischiare che la prossima lettera sia recapitata al marito, alla moglie, al compagno, alla compagna, alla fidanzata o al fidanzato?
Un autentico dramma nato sul web ma finito direttamente nelle case, addobbate a festa, di migliaia o, magari, centinaia di migliaia di persone in carne ed ossa che, ora, vedono scricchiolare, ancora una volta – dopo i brividi di questa estate – la loro relazione per quella scappatella virtuale vissuta da dietro il monitor del loro pc, dal vivo per una manciata di settimane o semplicemente per una notte o, addirittura, solo cercata.
E chissà se saranno ascoltati i suggerimenti degli esperti che, da settimane, suggeriscono ai destinatari delle lettere di minaccia di non pagare perché per un verso non c’è certezza che pagando si liberino del loro incubo e, anzi, c’è il rischio che non facciano che segnalarsi agli estorsori come vittime disposte a pagare e, per altro verso, perché i dati un tempo conservati dei forzieri, evidentemente poco sicuri, della Mecca dei clandestini possono essere nelle mani di migliaia di persone ed è quindi impossibile escludere che il postino – anche qualora il riscatto sia pagato e l’estorsore sia di parola – non suoni ancora alla porta, tra un mese o, magari, un anno, per recapitare un’altra lettera con un’altra minaccia.
Inutile investire 4 mila dollari in bitcoin per pagare il riscatto.
Meglio, forse, spenderli per fare un bel regalo di Natale al proprio compagno o alla propria compagna e poi scegliere se confessare e chiedere perdono o giocarsi la propria scommessa con il destino e convivere con un segreto, forse non più troppo segreto.
A ciascuno la sua scelta.
L’importante, però, è far tesoro dell’esperienza e non cascarci di nuovo.
E non stiamo parlando di tradimenti e scappatelle che appartengono naturalmente alle scelte individuali etiche, morali e sentimentali di ciascuno ma, più semplicemente, della scelta di affidare una gran quantità di proprio dati personali e sensibili – la cui pubblicità è capace di mandare in frantumi la propria vita – alle cure di società nate per far business sulle debolezze di uomini e donne e che, a leggere l’allarme, purtroppo rimasto inascoltato, a suo tempo lanciato dal Garante francese per la privacy, spesso sembrano non preoccuparsi della privacy dei propri utenti quanto sarebbe lecito attendersi.