“Abbiamo ricevuto molte critiche per il tweet di stamattina e con questo messaggio vogliamo precisare ufficialmente alcune cose”. A parlare con il Fatto Quotidiano è X, uno dei componenti più attivi di Anonymous Italia e uno dei fondatori di #opParis, l’operazione lanciata dopo gli attentati di Parigi per rintracciare siti e account social utilizzati dall’Isis. È stato lui a scrivere il tweet, rimbalzato su tutti i media, in cui Anonymous dichiarava di aver sventato un attentato in Italia, lui a rimuoverlo per precisare che in seguito ci saranno un comunicato e un video ufficiali.
In this month we are working in silence. We have already foiled 1 attack #ISIS against #Italy, we hope to block others. #OpParis #Anonymous
— #OpParis (@OpParisOfficial) 28 Dicembre 2015
“Vogliamo specificare che – risponde alle nostre domande in una chat Irc – non teniamo conto delle opinioni negative verso la veridicità delle informazioni che abbiamo diffuso o verso la nostra operazione. Quando parlo di attentato sventato, mi riferisco al fatto che, nella prima settimana di dicembre, siamo riusciti a introdurci in alcuni account jihadisti su Twitter, il social network preferito dai terroristi di tutto il mondo per le comunicazioni. E’ stato un Anonymous francese a segnalarcelo, è grazie a lui che siamo intervenuti: ci siamo accorti che in una delle comunicazioni tra due jihadisti, c’era la volontà di colpire una nota meta turistica del nostro Paese”.
X non rivela di quale si tratti, dice che è tutto ancora sotto osservazione e che è anche un modo per non diffondere allarmismo. “Non abbiamo avvisato le autorità locali perché temevamo che gli jihadisti potessero, e possano, cambiare obbiettivo obbligando così le forze dell’ordine a concentrarsi su un territorio differente, lasciando scoperto il nuovo”. Ma rilascia qualche particolare in più. “Il problema era identificare la posizione del terrorista che privatamente aveva scritto a un suo compare. Il fuso orario dell’account Twitter mostrava che non era sul territorio italiano, ma siamo anche consapevoli che il fuso orario può essere personalizzato. Insomma, non potevamo avere la certezza che si trovasse sul nostro suolo e nemmeno che fossero fuori dal Paese”.
A quel punto, riferisce l’hacktivista, hanno segnalato il target, avvisato i proprietari degli account che erano stati scoperti e buttati fuori dal loro account per evitare che lo chiudessero e per conservarne tracce e informazioni. Ora, assicura Anonymous, continueranno a tenere d’occhio i target e cercheranno di capire se dovessero esserci altre mete possibili.
“La comunicazione digitale è un sistema primario per la pianificazione di eventi quando due soggetti sono a lunga distanza, interrompendole si impedisce l’atto per il 90% dei casi. Pubblicheremo un video con le informazioni del caso ad “infiltrazione” conclusa – dice – voi siete i primi a cui lo diciamo, perché si possa capire che stiamo lavorando seriamente per il bene del Paese. Non per noi stessi: non vogliamo pubblicità, non vogliamo essere acclamati, vogliamo solo tentare di proteggere i nostri concittadini e siamo stufi delle promesse dei politici e delle istituzioni, che peccano nel campo della sicurezza informatica e fisica. Chiediamo un po’ di pazienza perché stiamo solo tentando di evitare di fare la fine dei polli”.
Alla domanda su perché non collaborino con le forze dell’ordine, l’hacktivista risponde così: “A noi non importa della gloria, vogliamo solo che le persone non vengano ammazzate. L’Islam non è colpevole di questi attentati, bensì le singole persone. Noi siamo benissimo in grado di tutelare le nazioni con le nostre azioni di Osint (Open Source Intelligence, ndr). Se scopriremo terroristi sui relativi suoli allora avviseremo le forze dell’ordine, ma se vogliono il primato per vantarsi di un servizio che loro non sono in grado di fare come lo spionaggio per la sicurezza pubblica, possono pure stare a guardare e imparare come si lavora per il bene comune”.
Intanto, Anonymous ha anche lanciato una sorta di chiamata alle armi per tutti coloro che vogliano entrare a far parte della legione di hacktivisti, con due diverse operazioni: #opNewBlood e #OpPaperStorm.