Politica

Renzi, il bilancio trionfale del premier ignora clima e ambiente

Il messaggio compiaciuto di fine d’anno di Matteo Renzi è che l’Italia non è più arenata per il semplice motivo che “il governo ha messo mano a tutti i dossier che impantanavano il paese”. L’elenco va da sé e mette rigorosamente ai primi posti Italicum, Senato, Imu, art.18, “la scommessa vinta” di Expo e poi a seguire gli interventi sulla giustizia (con la prescrizione in alto mare e il falso in bilancio altamente “lacunoso”), i successi in politica estera, le domus restaurate a Pompei, l’inaugurazione della variante di valico…

Tra i temi totalmente ignorati dal bilancio delle meraviglie, nei giorni in cui a Milano si gira con le mascherine e l’intera area della pianura padana è in una morsa di smog, spiccano vistosamente quelli ambientali nonostante siano diventati un’emergenza costante per “un paese di sogno”, come non si stanca di sottolineare il nostro presidente del Consiglio, dove però secondo l’Aea si sono registrati nel 2012 84.400 decessi da inquinamento su un totale europeo di 491.00.

E non c’è bisogno di essere “gufi” per prevedere come i dati che saranno elaborati dall’Agenzia Europea per l’Ambiente per il 2015 saranno ancora più allarmanti visto che, secondo le segnalazioni di tutti gli esperti e le nostre constatazioni empiriche di questi giorni, in quest’anno dall’estate torrida e dall’inverno per ora assente, abbiamo superato di un grado pieno la media globale di riferimento con le drammatiche conseguenze di “aria irrespirabile”.

Mentre le condizioni climatiche sono gravemente peggiorate negli ultimi tre anni e gli eventi “estremi” sono divenuti la regola, gli indirizzi delle politiche ambientali del governo Renzi includono nuovi piani di trivellazione nell’Adriatico e 9 ulteriori inceneritori che porterebbero gli impianti ad un totale di 55.

Davanti alla situazione odierna e alle misure tampone prese in Lombardia il ministro dell’Ambiente Galletti ha detto che è stato fatto “tutto il possibile” con la stessa disinvoltura con cui poche settimane fa alla Conferenza sul clima di Parigi aveva portato l’Italia come campione di green economy e come esempio virtuoso per il mondo, sostenendo che l’obiettivo del contenimento del surriscaldamento in un grado e mezzo è a portata di mano.

Il ministro incarna perfettamente l’ambivalenza e l’ ambiguità del governo che Renzi che anche sull’ambiente come sulla giustizia dimostra criteri molto “elastici” e poco improntati alla coerenza. Infatti come ha ben sottolineato l’avvocato e blogger, Stefano Palmisano, la contraddizione insostenibile sta tra la positività delle misure incluse nel collegato ambientale approvato in via definitiva alla Camera e la continuità totale con un modello economico che non consente una vera inversione di tendenza nelle politiche ambientali. Come si possono conciliare gli impegni a parole sul contenimento del surriscaldamento a un grado e mezzo, dato che in un solo anno, il 2015, ne abbiamo già “consumato” ben uno intero?

Come si si può credere nella progressiva conversione alla green economy e alla battaglia per le rinnovabili, quando ad essere supportate molto concretamente sono le richieste delle imprese petrolifere, le logiche “inceneritorie” e gli interessi dei giganti del mercato energetico? E purtroppo in quale direzione siano andate le scelte del governo nazionale e locale davanti alla priorità assoluta del diritto alla vita e alla salute l’abbiamo visto fin troppo chiaramente con la tragedia dell’Ilva.