Si profila un nuovo filone di indagine a carico degli ex vertici dell'istituto aretino. Intanto il Comitato vittime del Salva-banche ha scritto una lettera aperta a Renzi, Padoan e Mattarella per chiedere di potersi rivalere sulle banche "nuove" nate in seguito al decreto del 22 novembre e che i soldi ricavati dalla vendita dei crediti delle bad bank siano usati per i risarcimenti
Mentre si profila la possibilità che le procure aprano un filone di indagine su Banca Etruria anche per falso in bilancio e bancarotta, il Comitato vittime del Salva-banche ha scritto una lettera aperta al presidente del consiglio Matteo Renzi, al ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan e al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Obiettivo, ottenere che sia riconosciuta “l’evidente continuità aziendale fra vecchi e nuovi istituti”, negata invece dal presidente di Nuova Banca Etruria, Nuova Banca Marche, Nuova Carife e Nuova Carichieti Roberto Nicastro. Il decreto del 22 novembre, scrive l’associazione, “assolve a priori le nuove banche, definendole come soggetti nuovi e quindi non richiamabili in giudizio dai clienti di vecchi istituti, ma allo stesso tempo affida a quelle stesse banche conti, titoli, contratti, senza neppure una firma della controparte, mettendo nero su bianco una continuità aziendale che non può essere a senso unico“.
La missiva, che si chiude con un ironico “ce lo chiede l’Europa, dopotutto, o no?”, prosegue con la richiesta di “destinare i proventi dalla cessione dei crediti delle bad bank in primo luogo al risarcimento integrale di azionisti e obbligazionisti azzerato dal decreto della domenica a mezzanotte” e riconoscere “l’inaccettabile disparità di trattamento” fra i risparmiatori dei quattro istituti salvati e quelli di Banca Tercas, il cui salvataggio da parte del Fondo per la tutela dei depositi è stato bocciato da Bruxelles ma per la quale è già stato varato un piano B (l’intervento di un fondo volontario creato ad hoc dagli altri istituti).
Nella lettera, il comitato scrive di non capire “molte cose” del decreto che “anticipa una legge che non c’era alcuna fretta di anticipare”, che “ipersvaluta i crediti inesigibili” e allo stesso tempo “sancisce come intoccabile l’onorabilità dei responsabili, come Papà Boschi“, cioè l’ex vicepresidente di Banca Etruria Pier Luigi Boschi. Ma nel frattempo secondo La Stampa alla luce dei risultati delle indagini i pm ragionano sull’apertura di un nuovo fascicolo per falso in bilancio e bancarotta fraudolenta. Ad Arezzo già sono stati aperti fascicoli per conflitto di interessi, ostacolo alla vigilanza e false fatturazioni, mentre a Civitavecchia si indaga per truffa e istigazione al suicidio del pensionato Luigino D’Angelo.