Quattro dei cinque portavoce grillini in consiglio comunale hanno chiesto l'intervento del direttorio perché tolga il simbolo a Domenico Messinese. Il 28 dicembre il primo cittadino aveva cacciato tre assessori. La replica: "Io sono onesto, non bisogno di un logo per continuare a esserlo"
“Il sindaco Domenico Messinese utilizza metodi clientelari e non rappresenta più il M5s”, è l’attacco lanciato in conferenza stampa da quattro dei cinque consiglieri comunali grillini di Gela, che hanno chiesto ai parlamentari del direttorio di vietare al sindaco l’utilizzo del simbolo. Appena il 28 dicembre il primo cittadino aveva defenestrato tre componenti dalla sua giunta: si tratta di Pietro Lorefice, Ketty Damante e Nuccio Di Paola, rispettivamente assessori ai trasporti, all’istruzione e alla programmazione. Sono tutti militanti storici, indicati direttamente dalla base: ed è per questo motivo che la mossa del primo cittadino ha spaccato definitivamente il M5s. Ora Messinese potrebbe essere il primo sindaco espulso dal Movimento 5 Stelle. In queste ore, infatti, i vertici nazionali grillini stanno valutando come comportarsi con il primo cittadino di Gela, città dove i pentastellati si sono spaccati già pochi mesi dopo aver vinto le amministrative del giugno scorso.
“Gli assessori non lavoravano più per il bene della città, facevano summit esterni, tramavano contro la mia amministrazione: la fiducia era venuta meno ed io devo dare risposte ai cittadino”, aveva spiegato il sindaco, che già ad agosto aveva estromesso dalla giunta Fabrizio Nardo, un altro esponente grillino della prima ora.
Come dire che la faida tutta interna ai 5 Stelle gelesi dura da tempo: in città esistono due meetup con posizioni opposte, e quasi tutta la breve esperienza amministrativa di Messinese è stata costellata dalle polemiche. Dalla foto che lo immortalava abbracciato a Lucio Greco, candidato di una lista vicina al Nuovo Centrodestra, sconfitto al primo turno e poi sostenitore dei pentastellati al ballottaggio, fino all’alto numero di deleghe assegnate al vicesindaco Simone Siciliano, sono stati diversi i momenti di scontro tra sindaco e i consiglieri della sua stessa maggioranza. “Mi attaccano dal giorno dopo l’elezione e onestamente non riesco a capire perché: probabilmente perché hanno altri obiettivi, diversi da quelli che corrispondono al bene della città” dice il primo cittadino. La cui posizione sarà adesso valutata dai membri del direttorio nazionale: lo stesso Gianroberto Casaleggio si sta occupando della questione.
“Se ho paura di essere espulso? Assolutamente no. Non ho parlato con nessuno dei vertici nazionali: io sono onesto, e non ho bisogno di un simbolo per continuare ad esserlo”. In caso di espulsione, Messinese ha spiegato che non intende dimettersi. “Finché potrò, rimarrò al servizio dei cittadini che mi hanno eletto”. La presa di Gela per il Movimento di Grillo era stata una vittoria storica, anche perché arrivava nella città del governatore siciliano Rosario Crocetta, storica roccaforte del Pd, segnata dalla presenza ultracinquantennale del petrolchimico Eni. Appena sei mesi dopo, però, di quel trionfo non rimangono che i cocci e un probabile record poco invidiabile: quello del primo sindaco espulso dal Movimento.