C’è chi sollecita l’arrivo della commissione d’accesso, chi invoca le dimissioni del sindaco e del consiglio comunale, chi segnala appalti pubblici assegnati a imprese con l’interdittiva antimafia. A Quarto (Napoli) la prima giunta a guida M5S in Campania vacilla, indebolita dai colpi dell’inchiesta del pm di Napoli Henry John Woodcock sul voto di scambio politico mafioso e sul presunto ricatto dell’ex consigliere comunale grillino Giovanni De Robbio al sindaco grillino Rosa Capuozzo. Il 30 dicembre alle 16 dovrebbe essere formalizzata la surroga di De Robbio con il primo dei non eletti nella lista M5S, in un consiglio comunale che si aprirà con punto dell’ordine del giorno laconico: “comunicazioni”. Potrebbe essere per la Capuozzo l’occasione per offrire risposte e chiarimenti ad alcuni interrogativi nati dopo la lettura dei suoi verbali del 21 e 22 dicembre. Due su tutti. Perché il sindaco, che peraltro nella vita è avvocato, non denunciò subito la tentata estorsione del suo consigliere? La procedura di espulsione di De Robbio dal movimento grillino, avviata il 14 dicembre, è precedente o successiva alla notifica della convocazione della Capuozzo in Procura come persona informata dei fatti? L’aerofotogrammetria sbandierata da De Robbio come presunta arma di minaccia, documenta oppure no una irregolarità della pratica di condono della famiglia del sindaco, accusa che lei ha sempre respinto parlando di complotto, dopo che un dossier anonimo sviscerò la vicenda?
Il Pd spinge sull’acceleratore, intravede la possibilità di rientrare in gioco dopo elezioni vissute da spettatori insieme a Forza Italia: le loro liste furono escluse per vizi formali dal Consiglio di Stato. Sette mesi fa Quarto è tornata alle urne dopo lo scioglimento per i condizionamenti del clan Polverino, e già c’è chi prospetta un nuovo commissariamento. Il consigliere regionale dei Verdi Francesco Emilio Borrelli e il membro del direttivo regionale Vincenzo Peretti definiscono “inevitabili gli interventi del ministero dell’Interno e della commissione d’accesso della prefettura, visto che le dimissioni di De Robbio dimostrano l’attendibilità delle indagini. Dimissioni che muovono un primo passo verso il tentativo di capire se e come i clan hanno condizionato le elezioni e i primi mesi dell’amministrazione Capuozzo: ci sono seri dubbi sulla rimozione di tutti i legami tra la camorra e la politica di Quarto”. In queste ore il circolo Pd “Roberto Dinacci” ha messo in stampa un manifesto col quale si chiedono le dimissioni del sindaco “prima che arrivi l’ennesimo scioglimento” e parlano di “sette mesi di fallimento” costellati da “opacità e incapacità”, e di “parentopoli nella giunta, del presunto abuso della Capuozzo, della revoca del piano urbanistico, delle minacce a un consigliere di parte avversa”.
Ma non solo. Il 15 dicembre la senatrice Pd Rosaria Capacchione ha presentato un’interrogazione al ministero dell’Interno denunciando che l’appalto per la manutenzione straordinaria triennale di acquedotto e fognature era stato assegnato a una Ati, poi trasformata in società consortile a responsabilità limitata (Scarl), la cui ditta capogruppo era stata colpita da una interdittiva antimafia. Sette giorni dopo l’interrogazione, la giunta Capuozzo ha modificato l’atto di assegnazione, chiedendo alla prefettura di procedere alla nomina di un commissario ad acta per l’appalto o in alternativa di recedere il contratto con l’impresa capogruppo, nel frattempo sostituita da una nuova impresa all’interno della Scarl.