Si susseguono le accuse alla Banca d’Italia per la sua noncuranza, volendo usare un eufemismo, nei confronti dei risparmiatori. Sul Fatto Quotidiano sono state denunciate le sue scelte deprecabili nel falso salvataggio delle quattro famigerate banche delle Marche, dell’Etruria, di Ferrara e di Chieti. E soprattutto i suoi silenzi. Questa volta per fortuna anche su altre testate.
Merita però ricordare un altro comportamento vergognoso della Banca d’Italia. Riguarda il decreto Salva Italia con cui improvvisamente dal 6-11-2011 banconote e monete in lire perdevano ogni valore. La scadenza prevista per la conversione in euro era invece il 28 febbraio 2012. Una decisione frutto del genio bocconiano e in loden di Mario Monti, che la Corte Costituzionale ha correttamente cancellato (sentenza n. 216, depositata il 5-11-2015). Oltretutto era in larghissima misura un mero artifizio contabile, perché “si poteva prevedere fin dall’approvazione della norma che per la maggior parte delle banconote in lire […] non sarebbe stata chiesta la conversione” come giustamente è scritto nella sentenza.
Ebbene, la Banca d’Italia accettò la cosa senza profferire motto. Un silenzio indecente, quando in altri casi i suoi vertici sono invece molto loquaci, per esempio nei pubblici apprezzamenti al governo in carica.
Né era cosa di poco conto: le banconote in lire ancora in circolazione ammontavano a circa 1 miliardo e 300 milioni di euro. E grosso modo a un terzo le monete metalliche. In un’ipotetica situazione analoga la Banca centrale tedesca avrebbe fatto fuoco e fiamme, sempre tesa a difendere il valore della moneta e quindi il risparmio. In realtà la stortura è a monte, cioè nell’azzerare il valore delle banconote fuori circolazione, dopo un certo periodo. Agli italiani sembra ovvio, invece è inaccettabile per uno Stato, cui stiano a cuore i diritti dei propri cittadini e magari anche il reciproco rapporto di fiducia.
Restando in Europa, è appunto la Repubblica federale di Germania che insegna i comportamenti corretti (ma anche l’Austria, il Belgio, l’Irlanda ecc.): le banconote e monete non perdono mai valore. Se fuori corso, la Bundesbank le cambiava nelle nuove serie in marchi; e ora le cambia in euro. Sostituisce addirittura le emissioni della Bank Deutscher Länder, che l’ha preceduta. E perché non dovrebbe?
La Banca d’Italia non è mai intervenuta sulla questione: se un poveraccio è distratto, ha l’Alzheimer o è un po’ strano, tanto peggio per lui. È questa la sua posizione? Pare proprio di sì. Anche tornando alla sentenza della Corte Costituzionale, uno si aspetterebbe una riapertura dei termini per il cambio delle banconote ritrovate in qualche cassetto, vestito o nascondiglio a casa propria o di qualche parente deceduto o con problemi di lucidità. Pare invece che il governo lo concederà solo a chi allora si era opposto entro il vecchio termine. Quindi quasi a nessuno. Appreso che non valevano più nulla, un poveraccio con qualche biglietto anche da 50 o 100 mila lire di certo non adì le vie legali in quelle poche settimane per qualche decina di euro. Perché anche su questo punto la Banca d’Italia non fa la voce grossa? Anzi, non la fa neppure flebile, bensì tace del tutto? Evidentemente per non disturbare il manovratore.