Ieri il Messaggero di Roma denunciava un “picco di roghi tossici” nel campo nomadi di via Lombroso nel giorno delle targhe alterne, e la rabbia dei residenti anche verso gli amministratori che non fanno cessare questo sconcio che “si ripete quasi ogni giorno”.
Dico subito che, ovviamente, non importa la nazionalità di chi accende questi roghi con “elettrodomestici, copertoni delle ruote, persino autovetture”: italiani, rumeni, bianchi, gialli o neri; sono comunque dei delinquenti che commettono un grave delitto contro la nostra salute, specie in questi giorni di gravissimo inquinamento.
Ciò che mi stupisce è l’assenza di interventi preventivi e repressivi. E’ dal 10 dicembre del 2013, infatti, che è stato introdotto il delitto di “combustione illecita di rifiuti” che punisce chi appicca il fuoco a rifiuti con la reclusione da 2 a 5 anni (da 3 a 6 anni se sono rifiuti pericolosi); e prevede la stessa pena anche per chi li raccoglie e li trasporta al fine di bruciarli (ad esempio per ricavarne rame). Con, in più, la confisca dei mezzi di trasporto e del terreno dove si è appiccato il rogo se di proprietà dell’autore del fatto o del compartecipe. Inoltre, il responsabile è tenuto al ripristino dello stato dei luoghi, al risarcimento del danno ambientale e al pagamento delle spese per la bonifica.
Questo delitto è stato introdotto pensando alla Terra dei fuochi dove, in realtà, è servito a ben poco perché ben di rado nella Terra dei fuochi si scoprono gli autori dei roghi. Ma in questo caso, se è individuato il terreno dove vengono appiccati, se i roghi vengono accesi quasi ogni giorno, e se chi appicca il fuoco non fugge ma resta per estrarre il rame e i metalli, non mi sembra difficile, con un minimo di sorveglianza, identificare e punire i responsabili visto che si tratta di roghi visibili a chilometri di distanza. E non capisco perchè, una volta che si è verificato il rogo dei rifiuti, non si procede al sequestro del terreno al fine di evitare la reiterazione del reato. Oppure perchè non si sequestrano i rifiuti prima che si appicchi il fuoco.
A meno che la polizia giudiziaria abbia timore di intervenire. Ma allora il problema è ancora più grave e, di certo, non può risolversi in qualche lagnanza verso le amministrazioni. Le nostre leggi contro l’inquinamento sono certamente lacunose e carenti ma, questa volta, non si può dare la colpa al legislatore. La colpa è di chi non le fa rispettare.