Il primo cittadino del comune siciliano attacca tutto il movimento: "E' solo l'ennesima esecuzione di piazza degna di un'altra Storia della Colonna Infame". Poi ha ribadito che non si dimetterà
“Una corte marziale di bit”. Ha definito così il Movimento 5 stelle, Domenico Messinese, il sindaco di Gela che ieri è stato espulso dal gruppo regionale pentastellato. Il primo cittadino del comune siciliano ha ribadito che non ha intenzione di dimettersi dalla sua carica. “Prendo atto di una decisione espressa da una Corte Marziale di bit, ma non condivido. Le motivazioni di quella che è solo l’ennesima esecuzione di piazza sono degne di un’altra Storia della Colonna Infame ispirata ai giorni nostri”. Messinese ha poi precisato che non si appellerà “a nessun organo di secondo grado interno solo perché a noi pentastellati o ex pentastellati non è permesso”.
Tra le motivazioni principali della sua espulsione il non essersi tagliato lo stipendio e il non aver rispettato né gli obblighi assunti con la scelta di candidarsi né i prinicipi di comportamento degli eletti dal movimento. Il punto di rottura con il M5s è arrivata cinque giorni fa quando Messinese aveva silurato tre assessori della sua giunta: Pietro Lorefice, Ketty Damante e Nuccio Di Paola. Ma le tensioni avevano origini più lontane, ancora prima che venisse eletto. Al momento del ballottaggio, infatti, si era fatto fotografare insieme a un candidato di una lista vicino ad Angelino Alfano, Lucio Greco, poi nominato legale del comune. Il sindaco, inoltre, era stato accusato di aver avallato un protocollo tra Eni, Ministero dello Sviluppo Economico e Regione Siciliana.
Messinese ha respinto al mittente tutte le accuse: “Addurre dall’alto per un sindaco di un grosso centro la decurtazione dell’indennità di carica, non inserita nel programma elettorale, ha la stessa coerenza di una regola francescana teorizzata da Rockefeller. Mentre sul protocollo d’intesa con Eni, qualcuno informi i miei giudici politici che il mio predecessore, vero firmatario del documento, ha forse dubbi sulla sua identità nel Pd ma non è di certo iscritto al M5S. Con questo esprimo il mio rammarico per imputazioni strumentali sulle quali (non solo io) – conclude il sindaco – conservo la mia idea ma non la diffondo per rispetto. Alla gara rancorosa degli attacchi mediatici di alcuni portavoce estremisti in cerca di popolarità infatti oppongo il silenzio a favore di tutti gli altri amici, la gran parte, del Movimento”.