Si dice che l’età renda più saggi, esperti, equilibrati e cauti nei giudizi. Eppure, nonostante di acqua sotto i ponti e di videogiochi ne abbiamo visti passare parecchi, ad ogni generazione di console si ripete lo stesso errore. Ad esclusione della classe 32 e 64 bit, quella di PlayStation e Nintendo 64, che in dono ci portò le tre dimensioni, ogni nuova console che si presenta sul mercato viene immediatamente tacciata di non apportare sensibili migliorie al medium se non un ovvio, quanto dovuto, incremento nelle prestazioni grafiche. Quasi soffrissimo di una latente sindrome da nostalgici, roba da farci sentire come quei vecchietti che ad ogni occasione sfoderano il loro proverbiale “ai miei tempi”, memori e certamente debitori nei confronti delle piattaforme appena rimpiazzate da colleghe ben più giovani, non tardiamo a minimizzare quanto di nuovo ci propini il mercato.
Il 2014 è stato un anno di rodaggio per PlayStation 4, Xbox One e, seppur solo di riflesso, per PC, mentre Wii U faceva quasi gara a parte, con tanti titoli di ottima qualità. Tanti ritardi, troppe riedizioni in HD, pochi i titoli degni di nota. Ma si sapeva, almeno noi appassionati, giornalisti del settore e semplici fan, avremmo dovuto tenerlo in conto. Tuttavia al cuor non si comanda, soprattutto considerando la spesa sostenuta (mai meno di 300 euro per una console di ultima generazione) e le promesse infrante di chi ci spacciava questi hardware come la nuova frontiera del gaming. Un anno dopo, al termine del 2015, il bilancio è certamente diverso.
Senza dover stilare classifiche di alcun tipo, è comunque interessante ricordare che l’anno si è inaugurato con Evolve e The Order: 1886: produzioni multimilionarie che, per motivi molto diversi, hanno disatteso le enormi aspettative create sin dal momento della loro presentazione. Lo sparatutto di 2K Games è letteralmente crollato sotto il peso delle colossali bestie di cui si poteva prendere il controllo, fin troppo facili da padroneggiare per non compromettere un bilanciamento mai realmente raggiunto. La creatura di Ready At Dawn, dal canto suo, metteva in mostra tutta la potenza di cui è capace PlayStation 4, barattando una tale magnificenza estetica con longevità e complessità del gameplay.
Non certo un inizio incoraggiante, ma successivamente le cose sono andate decisamente meglio. In questo senso è quasi paradossale che il buon esempio, l’inversione di tendenza, si arrivato con Bloodborne, un action RPG che rilegge, in chiave moderna, i dettami della vecchia scuola dei videogiochi, quella fatta di boss di fine livello che si riuscivano ad abbattere solo dopo averli affrontati una decina di volte. Parliamo pur sempre di un titolo che deve moltissimo a Dark Souls, ennesimo lascito della passata generazione di console, ma innegabilmente si è trattato della prima killer application del 2015.
Da quel momento in poi è stata tutta discesa, un turbinio di videogiochi di ottimo valore: il maestoso Batman: Arkham Knight; il profondissimo Metal Gear Solid V: The Phantom Pain; The Witcher 3: Wild Hunt, premiato da molte testate come gioco dell’anno; l’apprezzatissimo Fallout 4; Halo 5: Guardians, invero passato quasi inosservato; Life Is Stange; Her Story, per includere nel discorso la scena indie, Xenoblade Chronicles X, per non dimenticare che anche Wii U ha ancora qualcosa da dire e da offrire al suo pubblico.
Le riedizioni in HD sono state molte anche in questo 2015 ed è inevitabile accorgersi della quantità esorbitante di sequel e nuovi brand che semplicemente riciclano idee già usate altrove. Forse questa next gen, è vero, non sta apportando chissà quali innovazioni e variazioni al nostro modo di giocare e di intendere il medium (ci riusciranno i futuri visori per la realtà virtuale come Oculus VR?), ma guardando alla lista di ottimi giochi usciti nell’anno appena conclusosi, innegabilmente si può finalmente affermare che le nuove console abbiano ingranato.
Lorenzo Fazio