Nella speciale top-ten di Nature degli scienziati dell’anno, a differenza del 2014, non compare nessun ricercatore italiano. Ma la rivista britannica suggerisce cinque nomi da tenere sott’occhio nei prossimi mesi. Tra loro spicca quello di Fabiola Gianotti, che a partire dal prossimo 1 gennaio sarà il nuovo direttore generale del Cern di Ginevra
“Gli scienziati nel 2015 si sono confrontati con molte sfide ambiziose, come la lotta ai mutamenti climatici, e i negoziati internazionali di pace per un accordo sul nucleare iraniano”. Così la rivista Nature, sottolineando il contributo della scienza alla stabilità e salute del Pianeta, introduce lo speciale dedicato ai ricercatori protagonisti del 2015 e alle scoperte dell’anno che sta per concludersi. Se nel 2014 a guidare la top-ten della prestigiosa rivista britannica era stato l’italiano Andrea Accomazzo – tra i protagonisti del primo sbarco di una missione robotica su una cometa, la missione Rosetta -, nel 2015 a guadagnarsi la palma di scienziato dell’anno per Nature è Christiana Figueres, segretario esecutivo della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Unfcc).
“L’elenco del 2015 è stato compilato dopo molte discussioni tra giornalisti e studiosi, e sottolinea i meriti di persone che hanno avuto ruoli importanti in diversi campi, ad esempio la lotta ai cambiamenti del clima”, afferma Helen Pearson, caporedattore di Nature. Come Christiana Figueres che, secondo Nature, “ha dedicato gli ultimi cinque anni della sua vita a creare le condizioni che hanno portato, a dicembre di quest’anno, a un accordo sul clima tra le 195 Nazioni della conferenza internazionale Cop21 di Parigi”.
Un altro protagonista della scena internazionale entra a pieno titolo nella classifica di Nature. È l’ingegnere nucleare Ali Akbar Salehi, alla guida dell’Agenzia per l’energia nucleare dell’Iran, che “ha contribuito in maniera non piccola – si legge sulla rivista – a raggiungere, il 14 luglio 2015, uno storico accordo tra l’Iran e sei potenze del mondo per limitare lo sviluppo di armi nucleari del Paese persiano”.
Anche nell’anno che volge al termine sono stati compiuti importanti progressi nel campo dell’esplorazione spaziale, indiscussa protagonista del 2014 con lo sbarco di Rosetta sulla cometa Churyumov-Gerasimenko. La star dell’anno è il pianeta nano Plutone, osservato per la prima volta nel 2015 con un dettaglio senza precedenti dalla sonda New Horizons della Nasa. La missione che ha permesso, lo scorso luglio, il primo incontro ravvicinato con l’unico grosso corpo celeste del Sistema solare a non essere ancora mai stato visitato da apparecchiature umane è l’evento scientifico dell’anno per i lettori del sito della rivista americana Science, che in un sondaggio online l’hanno premiata con il 35% delle preferenze. Il capo di New Horizons, Alan Stern è, inoltre, al terzo posto tra gli scienziati del 2015 per Nature.
Proprio nelle scorse settimane gli scienziati di New Horizons hanno presentato a Washington, al meeting annuale della Divisione di scienze planetarie dell’American astronomical society (Aas), i primi risultati della missione, messi nero su bianco in una cinquantina di pubblicazioni scientifiche. Queste ricerche, frutto della grande mole di dati, decodificati solo in parte, raccolti dalla sonda Nasa nel corso del suo volo radente su Plutone – prima di proseguire la sua esplorazione ai confini del Sistema solare verso la fascia di Kuiper, la culla delle comete -, ridisegnano la geografia planetaria di Plutone, raccontandoci, ad esempio, di vulcani di ghiaccio e “fiumi” di azoto. “Plutone sta diventando una celebrità del Sistema solare”, afferma Alan Stern, commentando i risultati appena pubblicati. “La missione New Horizons ha preso ciò che sapevamo su Plutone e l’ha messo sottosopra”, gli fa eco Jim Green, Direttore della divisione di scienze planetarie della Nasa.
Nella classifica stilata dagli esperti di Science, invece, si piazza al primo posto l’innovativa tecnica di editing del Dna, denominata “Crispr” (Clustered Regularly Interspaced Short Palindromic Repeats), una sorta di taglia e cuci molecolare della doppia elica di Dna, che permette di spezzarlo in punti specifici e di riscriverne le sequenze geniche. Grazie a questa tecnica di ingegneria genetica è stato, ad esempio, possibile quest’anno modificare il Dna di due specie di zanzare per contrastare la malaria, riprodurre in provetta alcune malattie dei reni, e ottenere maiali geneticamente modificati per i trapianti da animali a uomo. Non sono mancati, tuttavia, i problemi etici, sollevati dall’impiego della Crispr su embrioni umani. Per questo, in un recente incontro a Washington, genetisti e biologi molecolari hanno deciso di darsi una moratoria prima di applicare la tecnica sugli embrioni umani destinati alla fecondazione artificiale.
Tra gli eventi dell’anno, oltre alla conferenza sul clima di Parigi e ai progressi nelle tecniche di copia e incolla genetico, Nature e Science segnalano anche la scoperta di un possibile vaccino contro la febbre emorragica causata dal virus Ebola, l’osservazione, inattesa, che il sistema linfatico si estende nel cervello, e il rinvenimento in Sudafrica dell’ominide “Homo Naledi”, entrato ufficialmente a far parte della famiglia degli antenati dell’uomo.
E il nostro Paese? Nella speciale top-ten di Nature degli scienziati dell’anno, a differenza del 2014, non compare nessun ricercatore italiano. Ma la rivista britannica suggerisce cinque nomi da tenere sott’occhio nei prossimi mesi, come sicuri protagonisti del mondo della scienza nel 2016. Tra loro spicca quello di Fabiola Gianotti, che a partire dal prossimo 1 gennaio sarà il nuovo direttore generale del Cern di Ginevra.