Con l’inflazione a zero, e ancora dentro la crisi economica, i 23 concessionari autostradali mettono a segno un altro colpo ai danni degli automobilisti e delle imprese di trasporto. Utilizzare autostrade congestionate e spesso insicure nelle ore di punta sarà ancora più costoso rispetto allo scorso anno.
Le autostrade sono tra i pochi settori economici ad avere un automatismo degli aumenti tariffari: ai lavoratori dipendenti, questo meccanismo, è stato tolto da anni. Anche con il nuovo governo Renzi la lobby autostradale ha piazzato il suo affondo, imponendo nuovi aumenti quando le tariffe potrebbero essere gradualmente ridotte. L’Italia si conferma così l’unico Paese europeo privo di un governo capace di dettare e non di farsi dettare gli interventi infrastrutturali necessari. Gli aumenti dei pedaggi finiranno con l’accumulare ingenti flussi di cassa da parte dei concessionari, che, anziché essere reimpiegati in nuovi servizi e nuove utili opere per gli automobilisti, verranno utilizzati in attività finanziarie.
Va cambiato il meccanismo di calcolo, da rapina, delle tariffe autostradali che hanno permesso anche quest’anno aumenti doppi rispetto al tasso d’inflazione. Ad oltre metà della rete sono stati autorizzati aumenti del pedaggio dell’1%, per ora solo sospesi al resto della rete. Su tutte le autostrade scatterà un aumento del Telepass, usato dal 65% degli utenti, che raddoppierà il suo canone mensile da 0,7 a 1,5 euro. Nonostante i gestori autostradali abbiano ridotto i costi di gestione con l’automatizzazione, la riduzione dell’occupazione e della sicurezza, continuano a vedersi, autorizzati dal governo, aumenti di tariffe del tutto ingiustificati.
La rete autostradale è la più vecchia d’Europa e già abbondantemente ammortizzata, i traffici sono in ripresa e sono stati sempre in crescita nel passato trentennio, esclusi gli ultimi due anni. I 23 concessionari continuano a realizzare extra-profitti, senza avere vincoli di tutela dell’ambiente e di miglioramento del servizio. Sulla carta sono stati promessi tanti investimenti per giustificare gli aumenti tariffari e il rinnovo delle concessioni senza gara. I gestori hanno imposto al governo la logica della rendita di posizione monopolista in contrasto con gli interessi generali di sviluppo, con la tutela dei consumatori e le norme europee.
Discorso diverso per le nuove, inutili e semivuote autostrade della Lombardia che, nonostante abbiano tariffe fuori mercato (doppie della media nazionale), hanno anche loro aumentato il pedaggio, Pedemontana (+1%) e Tem (+2%). Se per le vecchie concessionarie sono gli utenti ad essere “tosati” da tariffe sempre in aumento, per le nuove tratte il sistema è anche peggiore, perché “tosa” gli utenti a un livello tale, da tenerli lontani dalle autostrade, così da renderle inutili. Per le nuove tratte, i conti non tornano ed è lo Stato a coprirne i “buchi”.
La proroga dello sconto del 15% per i pendolari di Tem e Brebemi e per chi percorre interamente le due autostrade è un pannicello caldo, visto le sue caratteristiche di traffico residenziale e quindi poco utilizzate dai potenziali beneficiari delle agevolazioni. Discorso a parte per Pedemontana, che le amministrazioni locali di Como e Varese vorrebbero usare gratis. Insomma le nuove costosissime autostrade non si ripagano perché vuote, quelle vecchie, già ampiamente pagate, fanno extraprofitti. Un paradosso a cui dovrebbe mettere ordine l’Autorità di Regolazione dei Trasporti.