Caro Giuseppe Grillo vulgo Beppe,

noi non ci conosciamo personalmente, sebbene cinquant’anni fa ci sfiorassimo da villeggianti in quel di Savignone, frequentando circuiti diversi; dove – di tanto in tanto – compariva pure Fabrizio De Andrè, con il suo birignao da albarino snob (il quartiere di Albaro, per chi non lo sapesse, corrisponde ai Parioli romani, ma più aristocraticamente classista).

Ora Le scrivo quale Padre co-Fondatore di un Movimento che ho votato già una volta e mezza (al Senato nel 2013, poi alle Regionali del 2015). Dunque, un investimento politico garantito, da cui ho maturato il diritto a non subirne la vanificazione in carta straccia (tipo fondi di Banca Etruria). Ergo, la legittima attesa di vedere realizzata un’alternativa al regime collusivo incernierato sul personale democristiano vecchio e nuovo, che negli anni della mia giovinezza venne frustrata prima dagli equilibri internazionali della Guerra Fredda, poi dalla strategia suicida di Enrico Berlinguer (“compromesso storico”). Sentimento che condivido con gli amici di MicroMega; su cui Lei fece i primi esercizi di scrittura politicamente impegnata quando dedicammo un numero della rivista a denunciare la defenestrazione del sindaco di Genova Sansa, reo di non essersi piegato alle logiche affaristiche del Pci/Pds burlandiano.

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Non Le nascondo che ho nutrito a lungo perplessità nei confronti Suoi e del Suo socio Casaleggio quando acquisiste in Italia il copyright dell’ondata mondiale di indignazione che altrove è stata intercettata (Syriza e Podemos) e continua ad esserlo (Corbyn) da soggetti con background militante meno nebuloso. Un’operazione molto dipendente dalle sensibilità da palcoscenico nel Suo caso, di uomo del marketing per il co-fondatore, abbastanza disarmata sul fronte politico. Portata alle semplificazioni in maniera preoccupante, quanto funzionale ad aggregare spiriti credenti.

Il fatto è che tale operazione ha riempito in maniera sorprendente un vuoto di appartenenza (molti i naufraghi dipietristi imbarcati sulla Vostra scialuppa) che ha determinato l’imprevisto risultato alle Politiche 2013. Che prese Lei stesso in contropiede. Fatto sta che – volenti o nolenti – l’unica speranza di alternativa in Italia è rappresentata da Cinquestelle. Il motivo per cui appoggiammo con una certa decisione la Vostra lista nelle Regionali liguri, per contrastare la prosecuzione dell’asse collusivo Burlando-Scajola incarnato da “te spiezzo in due” Paita. Purtroppo il risultato elettorale fu brillante (la Vostra capolista si batté come una tigrotta) ma restò minoritario. Per questo, in previsione dell’imminente prova nazionale (con svariati antipasti locali) passo a incassare il mio credito sotto forma di richieste:

A) entrare nella logica delle aggregazioni, accantonando un isolazionismo funzionale al controllo (tendenza saturnina da Padri Fondatori) che impedisce il passaggio da consistente minoranza a maggioranza di governo. Argomento che i Vostri molti sordastri accantonano con la replica standard “ma con quale partito dovremmo allearci, visto che sono tutti corrotti?”. Non prendiamoci in giro, qui nessuno Vi propone inciuci, ma di coalizionare pezzi di società; senza volerli sottomettere a ipotetiche ortodossie grilline: i ragazzi di Libera, i sindacalisti in lotta per il lavoro, i movimenti per l’ambiente, ecc. A Voi ipotizzare un “blocco storico” per vincere e poi crearlo;

B) prosciugare l’umore settario che spesso spurga dall’opera dei comunicatori M5S. Come hanno capito benissimo i Vostri giovani parlamentari quando cancellarono il post (di matrice staff?) sugli immigrati come sorci;

C) sarebbe ora che i Padri Fondatori lasciassero (davvero) spazio alla seconda generazione di cui si inizia a intravedere il profilo (non solo il duo wonder boys Di Maio-Di Battista; io ho un ricordo positivo del dibattito in sede Critica Liberale con Danilo Toninelli), che sta imparando le difficili regole del gioco politico superando i limiti marchettari/cabarettistici della precedente.

In fondo il ruolo dei Mosé è quello di fermarsi ai confini della Terra Promessa, e in quella scelta rivelano la vera grandezza, da costruttori di qualcosa che prosegue.

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