Sembra quasi che la storia si sia divisa in due. Dopo l’ormai celebre “buonasera” di Papa Francesco, la sera dell’elezione, il 13 marzo 2013, si è creato quasi uno spartiacque tra il prima e il dopo Bergoglio. Una divisione resa ancora più accentuata dal burrascoso ultimo anno di Benedetto XVI prima delle dimissioni, con lo scandalo Vatileaks 1 e il processo al suo maggiordomo infedele Paolo Gabriele, poi graziato. Il vaticanista Marco Mancini nel suo libro Benedetto XVI. Un Papa totale (Tau) dimostra come all’origine della “scossa” data alla Chiesa e al mondo intero da Bergoglio ci siano proprio gli otto anni di pontificato di.
Discorsi alla mano, il giornalista rilegge i temi al centro dell’azione riformatrice di Francesco con quelli del suo diretto predecessore dimostrando una continuità di pensiero a tratti impressionante. Dalla Chiesa che non deve diventare una “ong pietosa”, come ha chiesto fin dall’inizio del suo pontificato Bergoglio, al pericolo che essa diventi “un’organizzazione sociale, filantropica” denunciato da Ratzinger. Dal voler dare risposte concrete alla crisi economica mondiale scoppiata in modo impressionante sotto il pontificato del Papa tedesco che a essa dedicò la sua enciclica sociale, “Caritas in veritate”, alla condanna di Francesco, nella “Laudato si'”, del salvataggio a ogni costo delle banche “facendo pagare il prezzo alla popolazione”. Fino alla totale sintonia sui temi dell’ambiente con le preoccupazioni per il riscaldamento globale del pianeta.
Non mancano però le spine del pontificato che Mancini annota con cura: “L’etichetta di Papa retrogrado e oscurantista Benedetto XVI l’aveva ricevuta fin dal momento della sua elezione. Particolarmente dure furono le critiche suscitate dalla pubblicazione del motu proprio Summorum Pontificum, nel luglio 2007, nel quale il Papa liberalizzava la celebrazione della messa secondo il rito precedente al Concilio Vaticano II“. Così come Mancini ricorda il “primo scossone” del pontificato che si verificò con la ormai celebre lezione di Ratisbona dove una citazione di Manuele II Paleologo contro Maometto fu attribuita a Benedetto XVI scatenando le ire dei musulmani. Il vaticanista ricorda anche le dure critiche che si attirò Ratzinger dopo la revoca della scomunica ai quattro vescovi lefebvriani quando si scoprì che uno di essi, monsignor Richard Williamson, era noto per le sue affermazioni negazioniste della Shoah e per il suo profondo antisemitismo. Per una parte del mondo ebraico quella indulgenza di Benedetto XVI fu addirittura letta come una sua condivisione di quelle folli affermazioni. Nulla di più falso.
Mancini definisce Vatileaks 1 un vero e proprio “terremoto” per il pontificato di Ratzinger. “Già dall’inizio del 2012 – scrive il giornalista – numerosi documenti riservati di varia provenienza, giunti sulla scrivani del Papa, erano stati trafugati. Una parte di questi documenti vennero pubblicati nel maggio successivo in un libro del giornalista Gianluigi Nuzzi“. Mancini ricorda che “il colpo mediatico fu terribile. Tanto più dopo l’arresto del maggiordomo del Pontefice”. Il libro è accompagnato dalla prefazione del Segretario di Stato di Benedetto XVI, il cardinale Tarcisio Bertone, finito nuovamente al centro di Vatileaks 2 con i 200mila euro dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, di proprietà della Santa Sede, che sarebbero stati usati per la ristrutturazione del suo attico. Dopo lo scandalo, il porporato salesiano si è impegnato a restituire al nosocomio 150mila euro con una donazione a rate.
Per Bertone un “punto di forza” del pontificato ratzingeriano è “volere la purificazione da tutte le cosiddette ‘sporcizie’ in modo da avere una Chiesa più integra, più santa, più pura. Egli sapeva bene che la Chiesa non è né vuole essere solamente una Chiesa di perfetti, perché questo non è conforme alla debolezza della natura umana che è ferita dal peccato ed è sempre tentata di contrapporsi alla volontà salvifica universale di Dio, che abbraccia tutta l’umanità, anche quella peccatrice. Tuttavia è intervenuto doverosamente e con forza per sanare deviazioni e immoralità, anche dotando la Chiesa di strumenti giuridici adeguati, soprattutto per colpire la piaga dello scandalo, quando questo è provocato dai ministri della Chiesa stessa”.