Stiamo assistendo al funerale della sanità pubblica. Ci ha pensato una direttiva europea, la 104/CE del 1993 convertita in legge 66/2003, la cui attuazione è stata rinviata sia dal governo Prodi che da Berlusconi. La patata bollente ora è in mano a Renzi e Lorenzin che dovranno farla applicare limitando a 48 ore il lavoro settimanale del medico con almeno 11 ore di riposo consecutivo ogni 24 ore. L’applicazione della norma porterebbe ad un collasso del servizio sanitario nazionale con grande guadagno delle strutture private.

Da almeno dieci anni, infatti, abbiamo avuto blocchi di assunzioni di medici pensionati, magari ricorrendo ad assunzioni con contratti a termine o a prestazione, con sforzo enorme soggettivo per coprire i turni. In secondo luogo in Italia non si formano abbastanza medici: ogni anno se ne laureano tra i nove e i diecimila ma i posti in specialità sono circa cinquemila ed un medico non specialista non può fare praticamente nulla. Inoltre gli stessi specializzandi vengono “illusi” con una retribuzione mensile della speranza di essere assunti. In realtà sono sfruttati come se fossero medici formati proprio per non prenderne di nuovi che costerebbero molto più; una volta specialisti benserviti dallo Stato e ripiazzati da nuovi specializzandi entrati a ruota.

Sciopero dei medici e dei veterinari

Per questo oltre duemila medici l’anno sono costretti ad emigrare. Spendiamo soldi per formare medici che non abbiamo la capacità di assumere e li perdiamo con spesa maggiore. Anche per questo non avremo abbastanza medici per sostituire, quando andranno in pensione, gli oltre duecentomila medici che hanno più di 55 anni attualmente in organico. Così si sgretola il sistema sanitario nazionale a scapito del privato che fa contratti allettanti per medici formati.

Di fronte a questo quadro realistico Renzi e soprattutto la Lorenzin cosa decidono di fare?

La nostra ministra aveva parlato di seimila assunzioni nel 2016 (poi saltate), di cui la metà almeno in realtà è personale precario già in essere che non aggiungerebbe forza di lavoro, mentre gli altri verrebbero assunti nell’immediato con contratti a termine. Dove trova le coperture nella manovra economica il buon Renzi senza fare i gufi?
Udite udite: la spesa è stata stimata dal Consiglio dei ministri tra i 300 e i 350 milioni di euro, che si dovrebbero recuperare dai “famosi” risparmi dovuti a centrali d’acquisto e ai limiti imposti alla medicina difensiva che si tradurranno in taglio delle prestazioni.

Allora la domanda sorge spontanea, signora ministra, e forse ora finalmente risponderà. Se la spesa per assumere seimila medici è di 330 milioni di euro che trova raschiando il barile, con rischio di riduzione delle prestazioni, non potrebbe risparmiarne circa #unmilionedieuroalgiorno per un solo farmaco assumendo altri ottomila medici? Se non lo ricordasse signora ministro parlo del caso Avastin-Lucentis. Vuole chiedere lumi a Napoleone Ferrara del Consiglio Superiore di Sanità anche lui sordo?
Oppure signora ministro ne vuole risparmiarne qualche altra decina (circa trenta con cui assumiamo altre centinaia di medici) per un altro farmaco “mortale” di nome pioglitazone?

Signora ministra, domandare è lecito rispondere è cortesia. Non è preparata, non sa cosa rispondere? Vogliamo chiedere agli specializzandi che tra poco “liquidiamo” cosa ne pensano? Vedrà loro risponderanno in massa.

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