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Tel Aviv, 2° giorno di caccia all’autore della sparatoria nel pub. “Forse ha ucciso anche un tassista”

L'episodio è avvenuto a diversi chilometri di distanza dal locale di Dizengoff street dove il fuggitivo ha freddato due persone, ma non si esclude che ci sia una correlazione tra i due fatti. Nel 2006 il presunto attentatore era già stato condannato per aver provato a vendicare un suo cugino ammazzato dalla polizia. Il padre: "Va fermato, perché è armato e potrebbe uccidere ancora"

Tel Aviv blindata e sicurezza rafforzata, ma ancora nessuna notizia sull’arabo israeliano che ieri ha aperto il fuoco sui clienti di un pub della città israeliana in Dizengoff street uccidendo due persone, ferendone sette. Due di loro sono ancora ricoverati in ospedale in gravi condizioni. Polizia, forze speciali dell’anti-terrorismo e membri dell’intelligence ritengono che l’uomo sia ancora in zona e stanno setacciando casa per casa. Le ricerche si sono allargate anche a cantieri e magazzini abbandonati per ora senza esito, nonostante il presunto attentatore sia stato ripreso da diverse telecamere.

In parallelo gli inquirenti stanno cercando di capire se l’uomo abbia ucciso anche una terza persona prima o dopo la sparatoria. Nella zona nord della città, un’ora dopo l’attacco, è stato infatti trovato il corpo di un tassista arabo-israeliano, freddato a colpi di pistola.  I due luoghi sono lontani diversi chilometri, ma non è ancora stata esclusa la possibilità di un collegamento tra i due episodi. La vittima era originaria di Jaffa, vicino a Tel Aviv.

Nel frattempo sono emersi alcuni particolari sul passato del presunto attentatore di cui non è ancora stato reso noto il nome. La radio israeliana ha ricordato che nel 2006, il 29enne era stato condannato a 5 anni di carcere per aver tentato di rubare l’arma di un soldato israeliano. L’azione era stata fatta per vendicare l’uccisione di un cugino da parte di un agente di polizia durante un furto d’auto.

Non si esclude quindi che il ragazzo abbia intrapreso un processo di radicalizzazione dopo quell’episodio. Il suo avvocato esclude che sia un terrorista: “Quest’uomo non è sano, per quanto ne sappia da quando lo rappresento – ha detto – è stato in cura e lo è ancora in cura, di recente andava in giro per strada come un malato di mente”, ma secondo il legale è da escludere una sua affiliazione allo Stato Islamico.

La famiglia sostiene che a partire dall’uccisione del cugino il ragazzo abbia iniziato a soffrire di problemi mentali. “E’ importante che lo prendano e lo arrestino, perché è ancora armato e come ha ucciso due persone potrebbe ucciderne altre”, ha dichiarato il padre.  Il sospetto killer, originario di Wadi Ara, in Galilea, fa parte della minoranza arabo-israeliana che rappresenta il 20% della popolazione, di cui non fanno parte, invece, i palestinesi provenienti dalla Cisgiordania e da Gaza.