Dopo che il presidente ha citato il Terzo Reich per spiegare l'accentramento di poteri che vuole attuare nel paese, è scoppiata la polemica tra i media turchi. Ma lui si difende: "La metafora è stata distorta e utilizzata in senso opposto"
“Non esiste un modello unico di sistema presidenziale. Ci sono tanti esempi in tutto il mondo anche nel passato: guardate la Germania di Hitler“. Ad affermarlo in una conferenza stampa è stato il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan. Il parallelismo con il Terzo Reich è stato fatto per spiegare come in Turchia sia necessario, a suo giudizio, un accentramento dei poteri: “Quello che conta – ha continuato Erdogan – è che un sistema presidenziale non dia fastidio al popolo per come viene applicato. Se garantisci la giustizia, non ci saranno problemi perché la gente vuole e si aspetta giustizia”. Erdogan ha più volte sostenuto come sia necessario dare più ampi poteri al capo dello Stato come avviene in Stati Uniti e Francia.
Ma la citazione del dittatore tedesco ha suscitato molte polemiche tra i media del paese. La presidenza turca ha subito respinto le accuse per l’esaltazione della figura del Führer: “La metafora sulla Germania di Hitler di Erdogan – si legge in una nota – è stata distorta da alcuni media e utilizzata in senso opposto”. L’obiettivo, spiega ancora la presidenza, non era mostrare il Terzo Reich in chiave positiva: “Se il sistema viene abusato può portare a una cattiva gestione che porta a disastri come nella Germania di Hitler… La cosa importante è quella di perseguire un sistema di governo equo che sia al servizio della nazione”. La nota si conclude ricordando passate prese di posizione del presidente turco di condanna dell’Olocausto e dell’antisemitismo.
Tuttavia Erdogan negli ultimi mesi è stato più volte accusato di voler instaurare un sistema autoritario. In particolare è stato molto criticato per i suoi tentativi di censura alla stampa di opposizione. Tra i media più presi di mira la rivista Nokta, i cui vertici sono stati più volti accusati di eversione e propaganda terroristica. L’ultima volta, il primo novembre scorso, subito dopo le elezioni politiche turche, quando furono arrestati il direttore e il vicedirettore del settimanale. Quello stesso giorno finirono in cella 35 persone in quanto sostenitori del religioso musulmano, Fethullah Gulen, avversario di Erdogan.