I dati dell'istituto europeo di statistica evidenziano che il tasso di giovani che hanno un lavoro è risalito solo di 0,9 punti rispetto al periodo peggiore della recessione, contro il +2,7% della Germania, il +4,2% della Gran Bretagna e il +1,9% della Spagna. E la produzione industriale è ancora di oltre il 31% inferiore rispetto ai massimi
L’Italia arranca nel recuperare le perdite causate dalla crisi. Ad attestarlo sono dati Eurostat rielaborati dal Mise, che mostrano come la Penisola ci stia mettendo più tempo degli altri grandi Paesi europei a tornare ai livelli di produzione e occupazione registrati prima del 2008. A stentare è soprattutto l’occupazione giovanile, che dal minimo registrato durante la crisi ha recuperato solo 0,9 punti contro i 2,7 della Germania, i 4,2 della Gran Bretagna e gli 1,9 della Spagna. Quanto al livello della produzione industriale, in base ai dati contenuti nel “Cruscotto congiunturale” messo a punto dal ministero dello Sviluppo economico sulla base dei dati Eurostat è ancora di oltre il 31% inferiore rispetto ai massimi pre-crisi. Il recupero rispetto ai minimi toccati durante la recessione si è fermato al 3%, mentre la Francia ha recuperato l’8%, la Germania il 27,8%, la Gran Bretagna il 5,4% e la Spagna il 7,5 per cento.
Peggio ancora il settore delle costruzioni: a ottobre di quest’anno l’Italia era 85 punti sotto il massimo precrisi e ha toccato il nuovo minimo assoluto dall’inizio della crisi economica. Tutti gli altri big hanno invece recuperato dai picchi negativi, dal 3,4% della Francia al 32,9% della Spagna. Quanto al lavoro, nel terzo trimestre il tasso di disoccupazione è sceso all’11,5%, ma in Germania era al 4,5% e nel Regno Unito al 5,2 per cento. La Spagna segnava ancora un 21,6%, comunque in recupero di 4,7 punti rispetto al momento peggiore della crisi. Il tasso italiano invece è sceso solo di 1,6 punti rispetto al picco negativo. Caso a sé quello della Francia: il tasso di disoccupazione è più basso di quello italiano, pari al 10,8% ma si tratta del dato peggiore degli ultimi 18 anni.
L’Italia è infine fanalino di coda nell’occupazione giovanile tra i 15 e i 24 anni con un tasso del 15,1% contro il 28% della Francia, il 43,8% della Germania, il 48,8% del Regno Unito e il 17,7% della Spagna. Rispetto ai picchi negativi della crisi il recupero è stato di 0,9 punti, contro 1,9 della Spagna, 2,7% della Germani a 4,2 della Gran Bretagna. In compenso, magra consolazione, va bene il clima di fiducia: la Penisola distanzia quasi tutti i partner europei per livello di fiducia dei consumatori e non va male neanche in quello delle imprese.
Secondo il senatore Pd Federico Fornaro, della minoranza dem, “i dati di Eurostat rappresentano un sano bagno di realtà. Per l’Italia, nel 2016 più che nella narrazione e nelle invettive oramai logore contro i gufi, sarebbe utile e produttivo concentrare gli sforzi del governo e del Pd per ritrovare una maggiore coesione sociale, per una seria politica di rilancio degli investimenti pubblici e privati, oltre a una lotta quotidiana all’evasione fiscale, vero cancro della nostra società e della nostra economia”. Infatti “i confronti con gli altri big europei, ci ricordano quanto sia ancora lunga la strada per tornare ai livelli di reddito, di occupazione e di produzione industriale ante crisi e quindi come sia necessario uno sforzo unitario del sistema paese”.