L’escalation di tensione tra Riad e Teheran sembra non avere fine. Dopo aver interrotto i rapporti diplomatici, l’Arabia Saudita ha sospeso tutti i voli da e verso l’Iran, mettendo fine anche alle relazioni commerciali e vietando ai suoi cittadini di viaggiare nella Repubblica islamica. Lo ha annunciato il ministro degli Esteri Adel al-Jubeir, affermando che Nimr Al-Nimr, l’imam sciita messo a morte dalle autorità saudite insieme ad altri 46 persone, era un terrorista coinvolto in attacchi e che Riad dovrebbe essere elogiata per l’esecuzione, non criticata. Il ministro ha precisato che sarà tuttavia consentito ai pellegrini iraniani visitare la Mecca e Medina. Prima che le relazioni tra i due Paesi possano essere ripristinate, ha aggiunto al-Jubeir, Teheran dovrà rispettare il diritto internazionale.

Contro Teheran si muove anche la Lega Araba, che  ha deciso di convocare una riunione d’emergenza. Lo ha annunciato il vice capo della Lega, Ahmed Ben Helli, spiegando che la riunione è stata richiesta dai sauditi, si svolgerà domenica e ha l’obiettivo di “condannare le interferenze iraniane negli affari arabi”.

Gli Stati alleati del regime di Riad, intanto, fanno il vuoto attorno a Teheran. Il Bahrein ha annunciato di aver interrotto le relazioni diplomatiche con l’Iran. La tv panaraba Al Arabiya ha precisato che il Bahrein ha dato 48 ore di tempo ai diplomatici iraniani per lasciare il Paese. Anche gli Emirati Arabi Uniti ridurranno le relazioni diplomatiche con l’Iran: lo rende noto l’agenzia di stampa emiratina.

Il Sudan ha deciso di espellere l’ambasciatore iraniano e di richiamare in patria il suo rappresentante diplomatico a Teheran, in solidarietà con l’Arabia Saudita. Il capo dell’ufficio stampa del presidente sudanese Omar Al Bashir ha avuto una conversazione telefonica con Mohammad bin Salman al-Saud, vice principe ereditario saudita, secondo vice primo ministro e ministro della Difesa, nella quale lo ha informato della decisione di Khartoum.

La Russia si dice pronta ad agire come intermediaria per contribuire alla soluzione della tensione. Lo ha annunciato un funzionario del ministero degli Esteri di Mosca, citato dalle agenzie russe: “In quanto amici, se ci fosse richiesto, saremmo pronti a svolgere un ruolo di mediazione per risolvere i contrasti esistenti e quelli nuovi che dovessero nascere tra i due paesi”, ha sottolineato la fonte.

Per Teheran risponde procuratore generale iraniano, Ebrahim Raisì: “L’Arabia Saudita è diventata un tumore canceroso nella regione e nel mondo islamico ed è la fonte che alimenta di più il movimento takfiri (radicali sunniti, ndr)”, ha spiegato Raisì citato dall’agenzia di stampa ufficiale iraniana Irna. Per questo, ha continuato, l’Iran, in linea con la dichiarazione del leader supremo, l’Ayatollah Ali Khamenei, assicura che “il martirio dell’imam Al Nimr farà cadere il governo di Al Saud (come è definita la famiglia reale saudita, ndr)”.

In mattinata Teheran aveva già puntato il dito contro Riad. “Sembra che l’Arabia Saudita leghi la sua sopravvivenza alla continuazione di tensioni e conflitti, e provi a risolvere i suoi problemi interni creandone nella regione”, aveva detto il portavoce del ministro degli Esteri iraniano Jaberi Ansari, rispondendo alla decisione di Riad di chiudere le relazioni con Teheran dopo l’assalto alla sua ambasciata in Iran. “Riad ha usato la questione (dell’esecuzione dell’imam, ndr) – ha detto Ansari – come pretesto per accrescere le tensioni e i conflitti”. Tensioni esterni, appunto, “per esempio con l’imporre la sanguinosa guerra nello Yemen e creando instabilità in molti Paesi”.

L’ira dell’Islam sciita nella regione non accenna a placarsi. Fonti della sicurezza locale hanno reso noto che tre moschee sunnite sono state attaccate nella provincia irachena di Babil. Una bomba è esplosa dopo la mezzanotte nella moschea sunnita di Ammar bin Yasser nel quartiere di Bakerli a Hilla, circa 80 km a sud di Baghdad, uccidendo una guardia. “Dopo che abbiamo sentito un’esplosione siamo andati nel luogo e abbiamo trovato un ordigno esplosivo rudimentale all’interno della moschea – ha detto un funzionario di polizia – gli abitanti del luogo hanno detto che un gruppo di persone con indosso uniformi militari hanno condotto questa operazione”. Nell’esplosione sono anche state danneggiate una decina di case vicine alla moschea.

Una seconda esplosione è stata poi registrata nella moschea sunnita di Al-Fateh nel villaggio di Sinjar, alla periferia di Hilla. Anche in questo caso sono entrati in azione “tre o quattro uomini in uniforme militare”, ha detto la polizia, che hanno “approfittato del freddo, non c’era nessuno in giro”. Una fonte medica ha riferito che tre persone sono rimaste ferite nelle esplosioni.

Un edificio religioso è stato colpito anche a Iskandriyah, dove un muezzin sarebbe stato ucciso nella sua abitazione. Le forze irachene sono intervenute e hanno aumentato le misure di sicurezza, nel timore di rappresaglie tra le comunità sciite e sunnite dell’area. Dopo l’esecuzione del religioso sciita Nimr al-Nimr, le autorità e i politici sciiti iracheni hanno condannato con forza e accusato Riad di voler alimentare le tensioni settarie nella regione.

E’ tornato a parlare anche Mohammed Al Nimr, fratello dell’imam ucciso, che ha condannato gli attacchi sferrati contro le missioni diplomatiche saudite in Iran. Intervenendo in inglese su Twitter, ha scritto: “Apprezziamo il vostro amore per il martire #Sheikh_AlNimr che vive nei nostri cuori, ma noi rifiutiamo gli attacchi contro le ambasciate #Saudite in #Iran o altrove”. Il corpo dell’imam non è stato consegnato alla famiglia per la sepoltura, ha fatto sapere il fratello, esprimendo l’auspicio che “i funzionari (sauditi, ndr) rispondano al nostro desiderio legittimo di ridarci presto il corpo dello sheikh martire in modo da poterlo seppellire nella sua città natale Awamiya“.

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