“Galeotta fu la bestemmia…”, si potrebbe titolare così, parafrasando Dante, lo psicodramma di fine anno, relativo alla bestemmia via sms sfuggita ai controlli e trasmessa in diretta durante gli auguri di Capodanno su Rai1, la rete formato famiglie, l’ammiraglia del servizio pubblico, secondo il dizionario di viale Mazzini.
Dal momento che non sopportiamo l’uso della bestemmia, offensiva per i credenti, inutile e volgare per chi non crede, abbiamo ritenute giuste le scuse degli autori, dei conduttori, dei responsabili aziendali. Altra cosa, invece, sono le strumentalizzazioni e le drammatizzazioni postume, dal momento che la “bestemmia” è diventata un caso nazionale, con tanto di interventi dell’Osservatore Romano, di parlamentari, di dirigenti Rai, l’uno contro l’altro armati.
I più “laici” sono apparsi, ancora una volta, gli uomini più vicini al Papa che, evidentemente, non sono interessati agli organigrammi prossimi venturi e all’uso politico che sarà fatto della bestemmia galeotta. Per giustificare il prossimo “Raibaltone” può tornare utile anche l’incidente del 31 dicembre.
Agli atei devoti vorremmo ricordare ben altre bestemmie che andrebbero combattute ed eliminate, insieme ai bestemmiatori di lungo corso. La mancata risoluzione del conflitto di interessi è una bestemmia politica ed etica. Il ritorno della Rai sotto il controllo del governo è un’ingiuria grave alle sentenze della Corte costituzionale. La presenza degli uomini di Gelli nelle trasmissioni Rai è uno sfregio.
Coloro che in questi decenni hanno stilato le liste di proscrizione, cacciato i Biagi e i Santoro, messo il bavaglio ai mondi e ai temi sgraditi, questi sì che sono, mediaticamente parlando, dei bestemmiatori, perché coloro che levano e nascondono i fatti sono i veri nemici della libertà di informazione.
Non casualmente lo stesso Francesco, il primo gennaio, non ha fatto riferimento alla “bestemmia in tv”, ma alle notizie che non riescono a diventare tali, perché sono oscurate o sommerse dalle non notizie, dal gossip, dalla propaganda.
Queste sono le bestemmie contro le quali bisognerebbe scagliarsi e per raggiungere l’obiettivo servirebbero donne e uomini scelti in libertà, capaci spostare i riflettori sulle periferie oscurate e non solo sulle nuove divinità della politica nostrana.
Questa sarà la vera sfida e il banco di prova per il nuovo gruppo dirigente della Rai e anche per chi non ama le “bestemmie”, tutte, e non solo quella digitata dal solitario e tempestivo dito dell’anonimo di Capodannno.